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Livorno mediterranea

Atti della Giornata internazionale di studi. Livorno, 26 aprile 2006

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Tra il XVI e il XIX secolo Livorno diventa un osservatorio privilegiato dell’area commerciale marittima del Mediterraneo, ed è di fatto al centro di una fitta trama di notizie sanitarie che si diffondono attraverso canali di comunicazione di diversa natura: dalle corrispondenze di magistrati di Sanità, consoli toscani e stranieri e negozianti attivi nelle piazze commerciali alle deposizioni dei capitani di mare agli uffici di sanità. Lo storico nemico da fronteggiare è la “peste” intendendo spesso, sotto questo nome, anche altre malattie epidemiche a elevata mortalità, dal vaiolo al colera alla febbre gialla che, non potendo essere debellate, impongono come unico rimedio l’isolamento coatto delle persone e delle merci infette. Al dilagare del morbo si risponde con una serie di normative sanitarie atte soprattutto a controllare i rapporti con gli altri porti mediterranei. In modo particolare si evidenziano i rapporti di Livorno con la Francia del sud e la Corsica, paesi affacciati sullo stesso specchio di mare e accomunati da aspetti storico culturali, capaci di perseguire un reale adeguamento a una politica sanitaria uniforme. La politica di controllo produce tra l’altro particolari architetture quali torri di avvistamento e lazzaretti, e porta gradualmente alla costituzione di scuole di formazione per gente di mare, in modo da adeguare il personale alle necessità imposte dall’ampliamento degli scambi, ma anche dal pericolo di epidemie. Dalle prime scuole di marina il percorso ci accompagna fino alla nascita dell’Accademia Navale che, casualmente, ma quasi con predestinazione, viene costruita là dove si ergeva il più grande complesso di lazzaretti.

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Tra il XVI e il XIX secolo Livorno diventa un osservatorio privilegiato dell’area commerciale marittima del Mediterraneo, ed è di fatto al centro di una fitta trama di notizie sanitarie che si diffondono attraverso canali di comunicazione di diversa natura: dalle corrispondenze di magistrati di Sanità, consoli toscani e stranieri e negozianti attivi nelle piazze commerciali alle deposizioni dei capitani di mare agli uffici di sanità. Lo storico nemico da fronteggiare è la “peste” intendendo spesso, sotto questo nome, anche altre malattie epidemiche a elevata mortalità, dal vaiolo al colera alla febbre gialla che, non potendo essere debellate, impongono come unico rimedio l’isolamento coatto delle persone e delle merci infette. Al dilagare del morbo si risponde con una serie di normative sanitarie atte soprattutto a controllare i rapporti con gli altri porti mediterranei. In modo particolare si evidenziano i rapporti di Livorno con la Francia del sud e la Corsica, paesi affacciati sullo stesso specchio di mare e accomunati da aspetti storico culturali, capaci di perseguire un reale adeguamento a una politica sanitaria uniforme. La politica di controllo produce tra l’altro particolari architetture quali torri di avvistamento e lazzaretti, e porta gradualmente alla costituzione di scuole di formazione per gente di mare, in modo da adeguare il personale alle necessità imposte dall’ampliamento degli scambi, ma anche dal pericolo di epidemie. Dalle prime scuole di marina il percorso ci accompagna fino alla nascita dell’Accademia Navale che, casualmente, ma quasi con predestinazione, viene costruita là dove si ergeva il più grande complesso di lazzaretti.

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Polistampa, 2009

A cura di:

Pagine: 96

Caratteristiche: br.

paperback

Formato: 17x24

ISBN: 978-88-596-0547-8

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