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Ratafià e Ghirighio

Zibaldone culinario pratese

15,30 € 18,00
Qt

A 25 anni dalla sua prima apparizione esce una nuova edizione di Ratafià e Ghirighio. Queste due parole, apparentemente così oscure, indicano l’alfa e l’omega della cucina pratese: il ‘ratafià’, bevanda di dame e cavalieri del Settecento modestamente alcolica e molto fruttata, e il ‘ghirighìo’, termine che ricorda formule di maghi e stregoni e invece non è altro che l’indimenticabile castagnaccio. Fra le prelibatezze descritte si citano anche i berlingozzi, gli zuccherini di Vernio, il cinghiale alla montepianina, la mortadella di Prato e i famosi sedani ripieni. Il libro di Vestri e Mannucci ha però anche il merito di rompere una prolungata lacuna nella memoria, riproponendo non solo l’idea del cibo, ma anche gli usi, i costumi e le tradizioni di una città unica nel suo genere. Curzio Malaparte, proprio in base all’alimentazione, alla lingua e al modo di vivere, la paragonava a Tebe; Hermann Hesse la definì addirittura fantastica, “la quintessenza del piccolo centro toscano di provincia”. Mentre flussi migratori e maldestri tentativi di imitazione hanno portato al graduale imbastardimento delle cucine locali, i due autori si sono impegnati nella salvaguardia della propria cultura, annotando aneddoti, festività, vicende storiche e diverse decine di ricette tradizionali, perché il passato non vada perduto.
Il volume, con presentazione di Umberto Cecchi, è illustrato a colori e corredato da indici e glossario.

Formato PDF

A 25 anni dalla sua prima apparizione esce una nuova edizione di Ratafià e Ghirighio. Queste due parole, apparentemente così oscure, indicano l’alfa e l’omega della cucina pratese: il ‘ratafià’, bevanda di dame e cavalieri del Settecento modestamente alcolica e molto fruttata, e il ‘ghirighìo’, termine che ricorda formule di maghi e stregoni e invece non è altro che l’indimenticabile castagnaccio. Fra le prelibatezze descritte si citano anche i berlingozzi, gli zuccherini di Vernio, il cinghiale alla montepianina, la mortadella di Prato e i famosi sedani ripieni. Il libro di Vestri e Mannucci ha però anche il merito di rompere una prolungata lacuna nella memoria, riproponendo non solo l’idea del cibo, ma anche gli usi, i costumi e le tradizioni di una città unica nel suo genere. Curzio Malaparte, proprio in base all’alimentazione, alla lingua e al modo di vivere, la paragonava a Tebe; Hermann Hesse la definì addirittura fantastica, “la quintessenza del piccolo centro toscano di provincia”. Mentre flussi migratori e maldestri tentativi di imitazione hanno portato al graduale imbastardimento delle cucine locali, i due autori si sono impegnati nella salvaguardia della propria cultura, annotando aneddoti, festività, vicende storiche e diverse decine di ricette tradizionali, perché il passato non vada perduto.
Il volume, con presentazione di Umberto Cecchi, è illustrato a colori e corredato da indici e glossario.

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Polistampa, 2007

Pagine: 144

Caratteristiche: ill. col., cart.

ill. col., cart.

Formato: 17x24

ISBN: 978-88-596-0224-8

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