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I fondi archivistici della Biblioteca di Botanica dell’Università degli Studi di Firenze

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La Biblioteca di Botanica di Firenze, istituita nel 1842 su iniziativa del palermitano Filippo Parlatore (chiamato proprio allora dal granduca Leopoldo II ad insediarsi sulla neonata cattedra di botanica), riflette nelle sue vicende l’evolversi delle scienze naturali e della loro diffusione e insegnamento a Firenze, permettendo anche di conoscere personaggi nei quali il profilo dello scienziato e dello studioso da laboratorio sfuma spesso, in una sorta di dissolvenza incrociata, in quello dell’intrepido viaggiatore, talvolta perfino dell’avventuriero.
Al patrimonio della Biblioteca appartengono ad esempio lo sterminato epistolario (oltre duemila lettere) del naturalista inglese Philip Webb (1793-1854), l’intera produzione manoscritta di Pier Antonio Micheli (1679-1737), in parte correlata da innumerevoli illustrazioni probabilmente ad opera dello stesso autore (illustrazioni che hanno reso i manoscritti oggetto di frequente indagine non solo da parte dei botanici, ma anche degli storici dell’arte), fondi librari e lettere di personaggi del calibro di Èmile Levier, Stefano Sommier e Odoardo Beccari, questi ultimi due non soltanto illustri botanici, ma figure multiformi di naturalisti in senso lato, con addirittura sconfinamenti nel campo dell’antropologia e, nel caso di Beccari, della politica.
La Biblioteca di Botanica di Firenze, istituita nel 1842 su iniziativa del palermitano Filippo Parlatore (chiamato proprio allora dal granduca Leopoldo II ad insediarsi sulla neonata cattedra di botanica), riflette nelle sue vicende l’evolversi delle scienze naturali e della loro diffusione e insegnamento a Firenze, permettendo anche di conoscere personaggi nei quali il profilo dello scienziato e dello studioso da laboratorio sfuma spesso, in una sorta di dissolvenza incrociata, in quello dell’intrepido viaggiatore, talvolta perfino dell’avventuriero.
Al patrimonio della Biblioteca appartengono ad esempio lo sterminato epistolario (oltre duemila lettere) del naturalista inglese Philip Webb (1793-1854), l’intera produzione manoscritta di Pier Antonio Micheli (1679-1737), in parte correlata da innumerevoli illustrazioni probabilmente ad opera dello stesso autore (illustrazioni che hanno reso i manoscritti oggetto di frequente indagine non solo da parte dei botanici, ma anche degli storici dell’arte), fondi librari e lettere di personaggi del calibro di Èmile Levier, Stefano Sommier e Odoardo Beccari, questi ultimi due non soltanto illustri botanici, ma figure multiformi di naturalisti in senso lato, con addirittura sconfinamenti nel campo dell’antropologia e, nel caso di Beccari, della politica.

Polistampa, 2006

A cura di:

Pagine: 16

Caratteristiche: ill. col., punto met.

ill. col., punto met.

Formato: 14x21

ISBN:

Collana:
Quaderni di Archimeetings, 12

Settori: