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Un dono per le voci

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“Serena Manfrida è una giovanissima alla sua opera prima, ma già mostra una avvincente capacità di analisi, di dettaglio, di sintesi stilistica, di variazione del plot, tanto da apparire una scrittrice di sicuro talento. Proprio per questo riesce a costruire una grande allegoria della condizione infantile, adolescenziale, giovanile che le è propria e che è vissuta con distacco attraverso il filtro dell’angoscia kafkiana, della magia bulgakoviana e della poesia del Piccolo principe di de Saint Exupéry, tanto per citare i primi riferimenti possibili. Ma l’autrice è consapevole che le grandi narrazioni non sono più possibili e scrive un romanzo dissimulato in modo frattalico, anche nei personaggi metamorfici, come una serie di situazioni racconto, come un libro di racconti, ed in questo fa pensare alle tecniche postmoderne di Calvino, anche per il modo eteroclito di proporsi...” (Franco Manescalchi).
“Serena Manfrida è una giovanissima alla sua opera prima, ma già mostra una avvincente capacità di analisi, di dettaglio, di sintesi stilistica, di variazione del plot, tanto da apparire una scrittrice di sicuro talento. Proprio per questo riesce a costruire una grande allegoria della condizione infantile, adolescenziale, giovanile che le è propria e che è vissuta con distacco attraverso il filtro dell’angoscia kafkiana, della magia bulgakoviana e della poesia del Piccolo principe di de Saint Exupéry, tanto per citare i primi riferimenti possibili. Ma l’autrice è consapevole che le grandi narrazioni non sono più possibili e scrive un romanzo dissimulato in modo frattalico, anche nei personaggi metamorfici, come una serie di situazioni racconto, come un libro di racconti, ed in questo fa pensare alle tecniche postmoderne di Calvino, anche per il modo eteroclito di proporsi...” (Franco Manescalchi).

Polistampa, 1999

Pagine: 144

Caratteristiche: br.

br.

Formato: 13x21

ISBN: 88-8304-127-5

Collana:
Quaderni in Prosa, 8

Settore: