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I lunari di Enrico Giusti

Storia di un paese e di una fabbrica annotata nelle pagine di Sesto Caio Baccelli

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La voce d’un pittore di ceramica dell’Ottocento, della Manifattura di Doccia, che per quasi l’intera sua vita ha annotato su decine di piccoli lunari del tipo Sesto Caio Baccelli, gli eventi della vita d’un uomo, della sua famiglia, d’una fabbrica, d’un paese, d’un granducato prima e poi d’una nazione

“Qualunque sia l’ottica dalla quale si vogliano considerare, questi lunari sono una testimonianza di un certo rilievo, voce che non è facile trovare espressa in un documento, rintracciandosi di solito frammentata in brevi testimonianze. L’ottica in cui sono viste le cose, la cultura, l’esperienza, i problemi in mezzo ai quali nascono questi semplici diari, sono quelli popolari. Alla fine non sappiamo neppure com’era la casa del Giusti, in che via stava, quali erano i mobili di casa sua, cosa teneva a capo del letto, quali erano le persone di famiglia… Ma una cosa è certa: ci ha lasciato un documento di come ha vissuto l’esistenza l’uomo comune del nostro Risorgimento e del primo periodo dell’Italia unita.
Al tempo stesso abbiamo una microstoria della industrializzazione d’un paese, della formazione d’un ceto operaio, della trasformazione e dei problemi che tutto questo comporta, del mutamento dell’ottica politica, con i moti, gli attentati, gli scioperi, le proteste, le crisi, le formazioni delle organizzazioni degli operai.
È una voce apparentemente sommessa, quasi schiva, lontana, ma dice tutto e non tace affatto, anche se non grida” (Carlo Lapucci).

La voce d’un pittore di ceramica dell’Ottocento, della Manifattura di Doccia, che per quasi l’intera sua vita ha annotato su decine di piccoli lunari del tipo Sesto Caio Baccelli, gli eventi della vita d’un uomo, della sua famiglia, d’una fabbrica, d’un paese, d’un granducato prima e poi d’una nazione

“Qualunque sia l’ottica dalla quale si vogliano considerare, questi lunari sono una testimonianza di un certo rilievo, voce che non è facile trovare espressa in un documento, rintracciandosi di solito frammentata in brevi testimonianze. L’ottica in cui sono viste le cose, la cultura, l’esperienza, i problemi in mezzo ai quali nascono questi semplici diari, sono quelli popolari. Alla fine non sappiamo neppure com’era la casa del Giusti, in che via stava, quali erano i mobili di casa sua, cosa teneva a capo del letto, quali erano le persone di famiglia… Ma una cosa è certa: ci ha lasciato un documento di come ha vissuto l’esistenza l’uomo comune del nostro Risorgimento e del primo periodo dell’Italia unita.
Al tempo stesso abbiamo una microstoria della industrializzazione d’un paese, della formazione d’un ceto operaio, della trasformazione e dei problemi che tutto questo comporta, del mutamento dell’ottica politica, con i moti, gli attentati, gli scioperi, le proteste, le crisi, le formazioni delle organizzazioni degli operai.
È una voce apparentemente sommessa, quasi schiva, lontana, ma dice tutto e non tace affatto, anche se non grida” (Carlo Lapucci).

Polistampa, 2000

A cura di:

Pagine: 216

Caratteristiche: ill. b/n, br.

ill. b/n, br.

Formato: 17x24

ISBN: 978-88-8304-230-0

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