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La città degli Uffizi | Collana di mostre

Sottese alla collana di mostre La città degli Uffizi ci sono alcune aspirazioni della Galleria. Da anni il museo fiorentino si sforza di promuovere un’azione centrifuga, giacché a Firenze, da lungo tempo ormai, la pressione turistica è diventata, nel suo centro storico, insostenibile. E se gli Uffizi, insieme alla Galleria dell’Accademia (per via del David), sono i fulcri più ambìti, ne consegue la necessità d’accreditare altri siti (e tanti ce ne sono) che in città e nei contorni sono negletti soltanto per la pigrizia di chi dovrebbe promuoverne la conoscenza. Pigrizia ch’è peraltro imputabile alla certezza assoluta che a Firenze – in virtù giustappunto dei suoi luoghi mitici – saranno comunque sempre in tanti a voler venire.
Parimenti da anni, agli Uffizi si coltiva l’aspirazione a esibire – quanto più possibile – il patrimonio conservato nei locali della riserva: opere meno celebrate e però meritevoli d’esser egualmente rese note.
Combinando le due riflessioni – quella cioè sull’importanza di far conoscere altri luoghi diversi dai soliti e quella di mostrare creazioni conservate nei depositi – ha preso corpo l’idea di organizzare esposizioni nel territorio, ricorrendo a opere esposte nella riserva degli Uffizi. Proprio dal territorio provengono non pochi di quei dipinti che in Galleria hanno trovato una collocazione aulica. E tant’altri, giustappunto alloggiati nelle stanze della riserva, hanno relazioni strette col territorio circonvicino. Sulla base di quest’idea s’è pensato fosse vantaggioso progettare una collana di mostre, titolata La città degli Uffizi (dove ‘città’ non è soltanto Firenze, ma anche i posti ad essa attigui, e poi anche oltre), che facesse conoscere opere poco note del museo fiorentino, allentasse il gravame sull’epicentro, e finalmente giovasse – in virtù della luce proiettata dalla fama di cui godono gli Uffizi – alla promozione di luoghi limitrofi, in tutto degni d’una più diffusa attenzione.
Per questa collana di mostre la Galleria non poteva tuttavia andare oltre l’offerta d’un progetto. C’era bisogno di un’istituzione in grado di promuoverlo nei luoghi dei contorni, d’accordare le richieste che da quelli giungessero e di dare infine le garanzie d’una continuità. La Provincia di Firenze ha sùbito prestato ascolto agli auspicî. E il suo Consiglio (all’unanimità) ha deliberato di sostenere nel tempo l’impresa. Impresa che ha goduto del sollecito e generoso conforto della Fondazione Romualdo Del Bianco, cui il progetto deve una fitta trama di operosi sostenitori.

Antonio Natali