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Piero Nincheri

Piero Nincheri

Piero Nincheri nacque nel 1940. Dopo gli anni di studio presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana e le prime esperienze nell’atelier del maestro Ferdinando Farulli, Piero Nincheri è rientrato nella sua città natale, Sesto Fiorentino, dove ha lavorato fino al 1999, anno della sua morte. Le prime mostre personali a Reggio Emilia e alla Galleria la Soffitta di Colonnata, a partire dal ’64, e le numerose collettive di quegli anni, furono introdotte da Farulli, da Renzo Federici, da Mario Novi, che rilevavano l’interesse della sua ricerca. Ma è a partire dal 1970, con la mostra di grafica di Fiesole, e poi con quelle di Grosseto, Torino e Colonnata del ’71, che l’artista dimostra di aver imboccato la sua strada. Da quegli anni la sua vena figurativa è venuta allo scoperto e nel tempo gli ha dato modo di descrivere i temi della poesia, della musica, della mitologia, a lui più cari. Riconoscimenti critici della sua opera, anche in occasione delle numerose esposizioni organizzate, non sono mancati nel corso degli anni. Era invece una sorta di ritrosia, e la scelta di aderire senza mediazioni al suo impulso artistico, che l’hanno tenuto lontano dalle mondanità dell’arte.

Piero Nincheri nacque nel 1940. Dopo gli anni di studio presso l’Istituto d’Arte di Porta Romana e le prime esperienze nell’atelier del maestro Ferdinando Farulli, Piero Nincheri è rientrato nella sua città natale, Sesto Fiorentino, dove ha lavorato fino al 1999, anno della sua morte. Le prime mostre personali a Reggio Emilia e alla Galleria la Soffitta di Colonnata, a partire dal ’64, e le numerose collettive di quegli anni, furono introdotte da Farulli, da Renzo Federici, da Mario Novi, che rilevavano l’interesse della sua ricerca. Ma è a partire dal 1970, con la mostra di grafica di Fiesole, e poi con quelle di Grosseto, Torino e Colonnata del ’71, che l’artista dimostra di aver imboccato la sua strada. Da quegli anni la sua vena figurativa è venuta allo scoperto e nel tempo gli ha dato modo di descrivere i temi della poesia, della musica, della mitologia, a lui più cari. Riconoscimenti critici della sua opera, anche in occasione delle numerose esposizioni organizzate, non sono mancati nel corso degli anni. Era invece una sorta di ritrosia, e la scelta di aderire senza mediazioni al suo impulso artistico, che l’hanno tenuto lontano dalle mondanità dell’arte.

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