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Pietro Gaudenzi

Pietro Gaudenzi

Figlio di Enrico, musicista di origine bergamasca, e di Rachele De Negri, nasce il 18 gennaio 1880 a Genova.
Nella sua povera infanzia ha il primo tirocinio da decoratore e pittore di letti di ferro. Allievo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, deve al favore del maestro Cesare Viazzi (1857-1945) l’opportunità di vincere il premio Duchessa di Galliera per mantenersi a Roma, dove conosce Aristide Sartorio, Francesco Michetti, Spadini, Antonio Mancini e Felice Carena. Il suo ultimo saggio di pensionato I Priori del 1910 viene acquistato dal Comune di Roma. Sposa nel 1909 Candida Toppi da cui avrà Enrico (1912-1999) e Giuliana.
Un busto di giovane donna è premiato a Monaco di Baviera nel 1913. Di quest’epoca sono: l’Autoritratto (Milano, Museo della Scienza) e l’Autoritratto con la moglie e i figli (eredi Gaudenzi), il quadro Le Croci (Museo di St. Gallen, Svizzera) e Deposizione (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma).
Nel 1917 su incoraggiamento dell’industriale Guido Rossi si trasferisce a Milano. Candida Toppi muore l’anno dopo. Si lega al padre barnabita Giovanni Semeria, sacerdote socialmente impegnato. Comincia a lavorare allo Sposalizio, che finirà nel 1931. Sposa Augusta Toppi, sorella di Candida, da cui avrà Iacopo e Maria Candida.
A Milano diviene un ritrattista ricercato dall’alta società, famoso il suo ritratto di Walter Toscanini. Lo Sposalizio è esposto alla XVIII Biennale diVenezia del 1932 e successivamente alla Mostra d’Arte Sacra, inaugurata dal Re. Nel 1936 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Napoli. Nello stesso anno ottiene il Premio Mussolini per l’Arte, ed è presidente dell’Accademia di San Luca nel 1937-38. È nominato accademico d’Italia nel 1939. Lavora ai mosaici del rinnovato Duomo di Messina, che andranno perduti nei bombardamenti del ’43. Nel 1938 esegue gli affreschi per il Castello di Rodi (perduti) e per la chiesa cattolica di San Francesco nella stessa isola. Nel 1940 vince il Premio Cremona con il trittico Il Grano e il secondo nel 1941 con il trittico Rinascita.
Passa gli anni della guerra ad Anticoli Corrado (Roma). Dopo la guerra decade dalle sue cariche ufficiali, ma non di meno finisce di lavorare trovando numerose committenze nella decorazione di chiese, come il ciclo di mosaici per il Duomo di Ascoli e per la chiesa Regina Apostolorum e del Collegio Americano di Roma. Diventa direttore dello Studio del Mosaico Vaticano nel 1951.
Colpito da ictus si spegne ad Anticoli Corrado nel 1955.

Figlio di Enrico, musicista di origine bergamasca, e di Rachele De Negri, nasce il 18 gennaio 1880 a Genova.
Nella sua povera infanzia ha il primo tirocinio da decoratore e pittore di letti di ferro. Allievo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, deve al favore del maestro Cesare Viazzi (1857-1945) l’opportunità di vincere il premio Duchessa di Galliera per mantenersi a Roma, dove conosce Aristide Sartorio, Francesco Michetti, Spadini, Antonio Mancini e Felice Carena. Il suo ultimo saggio di pensionato I Priori del 1910 viene acquistato dal Comune di Roma. Sposa nel 1909 Candida Toppi da cui avrà Enrico (1912-1999) e Giuliana.
Un busto di giovane donna è premiato a Monaco di Baviera nel 1913. Di quest’epoca sono: l’Autoritratto (Milano, Museo della Scienza) e l’Autoritratto con la moglie e i figli (eredi Gaudenzi), il quadro Le Croci (Museo di St. Gallen, Svizzera) e Deposizione (Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma).
Nel 1917 su incoraggiamento dell’industriale Guido Rossi si trasferisce a Milano. Candida Toppi muore l’anno dopo. Si lega al padre barnabita Giovanni Semeria, sacerdote socialmente impegnato. Comincia a lavorare allo Sposalizio, che finirà nel 1931. Sposa Augusta Toppi, sorella di Candida, da cui avrà Iacopo e Maria Candida.
A Milano diviene un ritrattista ricercato dall’alta società, famoso il suo ritratto di Walter Toscanini. Lo Sposalizio è esposto alla XVIII Biennale diVenezia del 1932 e successivamente alla Mostra d’Arte Sacra, inaugurata dal Re. Nel 1936 ottiene la cattedra di pittura all’Accademia di Napoli. Nello stesso anno ottiene il Premio Mussolini per l’Arte, ed è presidente dell’Accademia di San Luca nel 1937-38. È nominato accademico d’Italia nel 1939. Lavora ai mosaici del rinnovato Duomo di Messina, che andranno perduti nei bombardamenti del ’43. Nel 1938 esegue gli affreschi per il Castello di Rodi (perduti) e per la chiesa cattolica di San Francesco nella stessa isola. Nel 1940 vince il Premio Cremona con il trittico Il Grano e il secondo nel 1941 con il trittico Rinascita.
Passa gli anni della guerra ad Anticoli Corrado (Roma). Dopo la guerra decade dalle sue cariche ufficiali, ma non di meno finisce di lavorare trovando numerose committenze nella decorazione di chiese, come il ciclo di mosaici per il Duomo di Ascoli e per la chiesa Regina Apostolorum e del Collegio Americano di Roma. Diventa direttore dello Studio del Mosaico Vaticano nel 1951.
Colpito da ictus si spegne ad Anticoli Corrado nel 1955.

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