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Mario Sironi

Mario Sironi

Mario Sironi nasce a Sassari il 12 maggio 1885.
A Roma frequenta l’Accademia di Belle Arti e lo studio di Giacomo Balla, stringendo amicizia con Gino Severini e Umberto Boccioni. In questo primo periodo si dedica al divisionismo, per poi avvicinarsi al futurismo. Proprio all’Esposizione libera futurista di Roma (1914) Sironi è presente con una serie di sedici dipinti, e presto Filippo Tommaso Marinetti lo inserirà tra i dirigenti del movimento. Allo scoppio del primo conflitto mondiale si arruola volontario e finisce la guerra come sottotenente. Sostenitore del partito fascista, diventa illustratore e grafico del quotidiano, «Il Popolo d’Italia». Nel 1922 fonda, nella “Galleria Pesaro” di Milano, il movimento “Novecento”, o più propriamente “Sette pittori del Novecento”. Nel 1926 partecipa con altri 110 artisti alla grande mostra del “Novecento italiano” al Palazzo della Permanente di Milano, che viene inaugurata alla presenza di Mussolini.
Negli anni Trenta produce un’enorme quantità di appunti, studi, bozzetti, cartoni, tutti concentrati intorno all’elaborazione dell’idea sociale di monumentalità. Più tardi si avvicinerà all’arte informale a quindi al classicismo, recuperando tecniche tradizionali come l’affresco e il mosaico. Nel 1932 partecipa alla XVIII Biennale di Venezia. Nel 1933, per la V Triennale di Milano, si occupa della parte decorativa della mostra, chiamando attorno a sé i migliori pittori e scultori del tempo: da Carrà a Campigli, da De Chirico a Savinio, da Depero a Martini.
A partire dagli anni Quaranta sviluppa un sentimento di disillusione politica e di profondo pessimismo esistenziale, e il dopoguerra caratterizza un periodo estremamente ricco di ricerche formali. Gli anni cinquanta sono caratterizzati da una serie di opere astratte, quasi senza sviluppi, ma con la compresenza di tutti quei temi che avevano accompagnato l’artista nella sua lunga carriera.
Muore a Milano il 13 agosto 1961.

Mario Sironi nasce a Sassari il 12 maggio 1885.
A Roma frequenta l’Accademia di Belle Arti e lo studio di Giacomo Balla, stringendo amicizia con Gino Severini e Umberto Boccioni. In questo primo periodo si dedica al divisionismo, per poi avvicinarsi al futurismo. Proprio all’Esposizione libera futurista di Roma (1914) Sironi è presente con una serie di sedici dipinti, e presto Filippo Tommaso Marinetti lo inserirà tra i dirigenti del movimento. Allo scoppio del primo conflitto mondiale si arruola volontario e finisce la guerra come sottotenente. Sostenitore del partito fascista, diventa illustratore e grafico del quotidiano, «Il Popolo d’Italia». Nel 1922 fonda, nella “Galleria Pesaro” di Milano, il movimento “Novecento”, o più propriamente “Sette pittori del Novecento”. Nel 1926 partecipa con altri 110 artisti alla grande mostra del “Novecento italiano” al Palazzo della Permanente di Milano, che viene inaugurata alla presenza di Mussolini.
Negli anni Trenta produce un’enorme quantità di appunti, studi, bozzetti, cartoni, tutti concentrati intorno all’elaborazione dell’idea sociale di monumentalità. Più tardi si avvicinerà all’arte informale a quindi al classicismo, recuperando tecniche tradizionali come l’affresco e il mosaico. Nel 1932 partecipa alla XVIII Biennale di Venezia. Nel 1933, per la V Triennale di Milano, si occupa della parte decorativa della mostra, chiamando attorno a sé i migliori pittori e scultori del tempo: da Carrà a Campigli, da De Chirico a Savinio, da Depero a Martini.
A partire dagli anni Quaranta sviluppa un sentimento di disillusione politica e di profondo pessimismo esistenziale, e il dopoguerra caratterizza un periodo estremamente ricco di ricerche formali. Gli anni cinquanta sono caratterizzati da una serie di opere astratte, quasi senza sviluppi, ma con la compresenza di tutti quei temi che avevano accompagnato l’artista nella sua lunga carriera.
Muore a Milano il 13 agosto 1961.

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