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Alessandro Poma

Alessandro Poma

Alessandro Poma nacque a Biella il 22 febbraio 1874. Il suo primo maestro fu Mario Viani d’Ovrano, che gli trasmise l’amore per la pittura di paesaggio. Dal 1896 fino al 1899 espose alla Promotrice di Torino con incoraggianti risultati per una futura carriera artistica. Con Lorenzo Delleani approfondì la conoscenza della grande pittura piemontese di paesaggio, da Fontanesi alla scuola di Rivara. Dal 1899 soggiornò a Roma abitando, su invito dell’amico principe Livio Borghese, la Casina Raffaello, affacciata sull’attuale piazza di Siena nel parco di Villa Borghese allora non ancora aperta al pubblico. Abbandonati gli studi di giurisprudenza e lontano dalla realtà artistica piemontese fu sempre più coinvolto nell’ambiente artistico romano. Per lunghi anni nel suo studio-rifugio si lasciò suggestionare dalla bellezza del parco, degli alberi, dei viali in controluce e dei tramonti. Tra il 1904 e il 1910 eseguì numerose vedute di villa Borghese con disegni, schizzi, pastelli e quadri ad olio. A questo periodo appartengono i bellissimi pastelli Pini a Villa Borghese e Fontana dei cavalli marini poi il quadro ad olio Veduta dalla finestra dello studio. A Roma frequentò lo scultore Victor-Jean-Ambroise Segoffin e il pittore Aristide Sartorio che lo incoraggiò a partecipare, tra il 1907 e il 1910, alle Esposizioni Internazionali di Belle Arti di Roma e Milano. Il grande quadro Campagna romana con rovine rappresenta il momento di incontro con il Gruppo dei XXV della Campagna Romana gruppo di artisti, come Vincenzo Cabianca e Onorato Carlandi, affascinati appunto dagli splendidi paesaggi della campagna romana e delle paludi Pontine con ispirazione oscillante tra romanticismo e classicismo, tra innovazione e tradizione. Dipinse con immediatezza gli animali che popolavano la campagna romana e in particolare cavalli, bovini, capre e pecore in sintonia con alcune opere di Pellizza da Volpedo e di altri artisti. Un originale tema di ricerca fu costituito dallo studio delle ali delle farfalle di cui analizzò la forma e il colore, indagandole al microscopio, per riprodurle poi su grandi tele ad olio, a tempera, ad acquarello. Di grande effetto ed eleganza compositiva furono i numerosi studi sulle ali dei Cigni che sembrano confondersi con le vele al vento. I cigni a volte sono solo accennati da abili tocchi delle dita e a volte sono rappresentati in opere di grandi dimensioni come nel fregio che si sviluppa per nove metri di lunghezza. Durante i suoi soggiorni estivi a Sorrento (villa Maresca) e Positano, talora in compagnia dell’amico pittore Guido di Montezemolo, dipinse numerose vedute della costiera amalfitana. Poma fu anche ritrattista, riprendendo con grande sensibilità i famigliari e in particolare la moglie Maria Murialdo, e le figlie Lucia e Giuseppina.Nell’ultima parte della sua vita ritornò in Piemonte, dove spesso si recava, ma si stabilì a Courmayeur, attirato dal fascino delle montagne, soggetto di molti suoi quadri. Qui proseguì la sua intensa attività artistica (compreso il suo sperimentare con passione varie tecniche) e qui morì l’11 ottobre 1960.

Alessandro Poma nacque a Biella il 22 febbraio 1874. Il suo primo maestro fu Mario Viani d’Ovrano, che gli trasmise l’amore per la pittura di paesaggio. Dal 1896 fino al 1899 espose alla Promotrice di Torino con incoraggianti risultati per una futura carriera artistica. Con Lorenzo Delleani approfondì la conoscenza della grande pittura piemontese di paesaggio, da Fontanesi alla scuola di Rivara. Dal 1899 soggiornò a Roma abitando, su invito dell’amico principe Livio Borghese, la Casina Raffaello, affacciata sull’attuale piazza di Siena nel parco di Villa Borghese allora non ancora aperta al pubblico. Abbandonati gli studi di giurisprudenza e lontano dalla realtà artistica piemontese fu sempre più coinvolto nell’ambiente artistico romano. Per lunghi anni nel suo studio-rifugio si lasciò suggestionare dalla bellezza del parco, degli alberi, dei viali in controluce e dei tramonti. Tra il 1904 e il 1910 eseguì numerose vedute di villa Borghese con disegni, schizzi, pastelli e quadri ad olio. A questo periodo appartengono i bellissimi pastelli Pini a Villa Borghese e Fontana dei cavalli marini poi il quadro ad olio Veduta dalla finestra dello studio. A Roma frequentò lo scultore Victor-Jean-Ambroise Segoffin e il pittore Aristide Sartorio che lo incoraggiò a partecipare, tra il 1907 e il 1910, alle Esposizioni Internazionali di Belle Arti di Roma e Milano. Il grande quadro Campagna romana con rovine rappresenta il momento di incontro con il Gruppo dei XXV della Campagna Romana gruppo di artisti, come Vincenzo Cabianca e Onorato Carlandi, affascinati appunto dagli splendidi paesaggi della campagna romana e delle paludi Pontine con ispirazione oscillante tra romanticismo e classicismo, tra innovazione e tradizione. Dipinse con immediatezza gli animali che popolavano la campagna romana e in particolare cavalli, bovini, capre e pecore in sintonia con alcune opere di Pellizza da Volpedo e di altri artisti. Un originale tema di ricerca fu costituito dallo studio delle ali delle farfalle di cui analizzò la forma e il colore, indagandole al microscopio, per riprodurle poi su grandi tele ad olio, a tempera, ad acquarello. Di grande effetto ed eleganza compositiva furono i numerosi studi sulle ali dei Cigni che sembrano confondersi con le vele al vento. I cigni a volte sono solo accennati da abili tocchi delle dita e a volte sono rappresentati in opere di grandi dimensioni come nel fregio che si sviluppa per nove metri di lunghezza. Durante i suoi soggiorni estivi a Sorrento (villa Maresca) e Positano, talora in compagnia dell’amico pittore Guido di Montezemolo, dipinse numerose vedute della costiera amalfitana. Poma fu anche ritrattista, riprendendo con grande sensibilità i famigliari e in particolare la moglie Maria Murialdo, e le figlie Lucia e Giuseppina.Nell’ultima parte della sua vita ritornò in Piemonte, dove spesso si recava, ma si stabilì a Courmayeur, attirato dal fascino delle montagne, soggetto di molti suoi quadri. Qui proseguì la sua intensa attività artistica (compreso il suo sperimentare con passione varie tecniche) e qui morì l’11 ottobre 1960.

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