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Piero della Francesca

Piero della Francesca

Piero della Francesca nasce a Borgo Sansepolcro fra il 1415 e il 1420. Si forma a Firenze insieme a Domenico Veneziano con il quale collabora per gli affreschi perduti del coro di S. Egidio a Firenze. Le prime opere, collocabili anteriormente al 1450, mostrano il personale carattere dell’artista: struttura prospettica rigorosissima, perfezione dei volumi geometrici, rappresentazione di figure grandiose immerse in un’atmosfera dalla luminosità diffusa, sottile quasi astratta che mantiene i personaggi come sospesi nel tempo.
Nel 1442 Piero torna a Borgo Sansepolcro dove è candidato alle elezioni per la carica di consigliere popolare. Qui, la confraternita della Misericordia, gli commissiona un polittico che deve essere consegnato entro tre anni, ma sarà pronto solo quindici anni più tardi. 
Intorno al 1451 il pittore si reca a Rimini dove lavora nel Tempio Malatestiano all’affresco votivo col ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Nel 1452, alla morte di Bicci di Lorenzo, Piero è chiamato dalla famiglia Bacci per proseguire la decorazione ad affresco del coro di S. Francesco ad Arezzo rappresentante la Leggenda della vera Croce.
In questi anni si intensificarono i rapporti con la corte dei Montefeltro per i quali esegue il Ritratto di Battista Sforza e Federico da Montefeltro.
Una malattia agli occhi lo costringe a ritirarsi dalla sua attività e ad applicarsi negli studi della prospettiva che lo portano a scrivere il De prospectiva pingendi nel quale insegna ai pittori e segreti della prospettiva e il libretto De quinque corporibus regularibus.
Muore il 12 ottobre del 1492.

Piero della Francesca nasce a Borgo Sansepolcro fra il 1415 e il 1420. Si forma a Firenze insieme a Domenico Veneziano con il quale collabora per gli affreschi perduti del coro di S. Egidio a Firenze. Le prime opere, collocabili anteriormente al 1450, mostrano il personale carattere dell’artista: struttura prospettica rigorosissima, perfezione dei volumi geometrici, rappresentazione di figure grandiose immerse in un’atmosfera dalla luminosità diffusa, sottile quasi astratta che mantiene i personaggi come sospesi nel tempo.
Nel 1442 Piero torna a Borgo Sansepolcro dove è candidato alle elezioni per la carica di consigliere popolare. Qui, la confraternita della Misericordia, gli commissiona un polittico che deve essere consegnato entro tre anni, ma sarà pronto solo quindici anni più tardi. 
Intorno al 1451 il pittore si reca a Rimini dove lavora nel Tempio Malatestiano all’affresco votivo col ritratto di Sigismondo Pandolfo Malatesta. Nel 1452, alla morte di Bicci di Lorenzo, Piero è chiamato dalla famiglia Bacci per proseguire la decorazione ad affresco del coro di S. Francesco ad Arezzo rappresentante la Leggenda della vera Croce.
In questi anni si intensificarono i rapporti con la corte dei Montefeltro per i quali esegue il Ritratto di Battista Sforza e Federico da Montefeltro.
Una malattia agli occhi lo costringe a ritirarsi dalla sua attività e ad applicarsi negli studi della prospettiva che lo portano a scrivere il De prospectiva pingendi nel quale insegna ai pittori e segreti della prospettiva e il libretto De quinque corporibus regularibus.
Muore il 12 ottobre del 1492.

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