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Gio’ Pomodoro

Gio’ Pomodoro

Nato a Orciano (Pesaro) nel 1930, Gio’ Pomodoro trascorre gli anni della formazione a Pesaro, dove frequenta l’Istituto tecnico per geometri. Nel 1954 si trasferisce a Milano con la famiglia. Invitato a esporre alla Biennale di Venezia del 1956, Pomodoro presenta i lavori dei primi anni milanesi: gli argenti fusi su ossi di seppia dedicati al poeta Ezra Pound. Gli anni ’60 sono un periodo di cambiamenti e di grande attività: Gio’ inizia a lavorare alle Superfici in tensione che gli valgono il primo premio per la scultura alla Biennale per Giovani Artisti di Parigi e che rimarranno tematica primaria della produzione scultorea degli anni a venire. Inizia così una fase fondamentale della sua carriera artistica, testimoniata dalle mostre personali del ’61 alla Galerie Internationale d’Art Contemporain di Parigi e alla Galleria Blu di Milano, dalla mostra del ’62 al Musée de l’Athénée di Ginevra, dalla sala personale alla XXXI Biennale di Venezia, dal contratto in esclusiva internazionale con la Galleria Marlborough. Per i successivi dieci anni, Pomodoro predilige lavorare la pietra e il marmo, trasformando le tensioni in torsioni. Gli Archi, i Soli, i Contatti sono protagonisti delle grandi sculture realizzate presso lo studio di Querceta, in Versilia. Nel 1977, da un progetto condiviso con gli abitanti di Ales in Sardegna, ha origine la prima grande opera pubblica, il Piano d’uso collettivo, dedicata ad Antonio Gramsci. Il bilancio delle mostre e degli interventi culturali in Italia e all’estero negli anni ’80 è sensazionale e favorisce la collocazione dell’artista in una dimensione ormai storica. Il 1984 lo vede protagonista di una intera sala alla Biennale di Venezia. Un nuovo percorso di studi caratterizza questo periodo, una lunga meditazione scaturita dall’avvicinamento ai testi di Károly Kérenyi, eminente studioso del mito e della religione greca. L’attività artistica di Pomodoro è costellata, oltre che da una serie rilevante di disegni e studi, anche da un’ampia produzione di medaglie e di gioielli, parte integrante del percorso scultoreo e intellettuale dell’artista. L’intervento di Pomodoro in spazi pubblici diventa sempre più significativo nel corso degli anni ’90, come nel caso della stele monumentale Spirale per Galileo, collocata di fronte all’Università di Padova. L’acquisizione della Scala solare - omaggio a Keplero da parte di un privato per l’Università di Tel Aviv è coronamento di una grande mostra personale ospitata dall’ateneo stesso nel 1993. Nel 1994 Pomodoro partecipa alla mostra The Italian Metamorphosis 1943-1968 al Guggenheim Museum di New York, mentre l’anno successivo è invitato a far parte dell’International Sculpture Center (I.S.C.) di Washington D.C. Tappa fondamentale nella carriera dello scultore è senza dubbio l’esposizione in Inghilterra, nell’autunno del 1995, delle sue più significative opere nel prestigioso Yorkshire Sculpture Park. Il 1996 è l’anno di Firenze e dei Soli: Pomodoro espone nella Sala d’arme di Palazzo Vecchio opere in bronzo e marmo, ma soprattutto un grande numero di dipinti su carta di notevoli dimensioni. Nel 2001, in occasione del vertice G8 e all’interno dell’esposizione Artisti Italiani del XX secolo: dalla Farnesina alla Stazione marittima, viene inaugurata la scultura monumentale Sole - Agli Italiani nel mondo. Questa è l’ultima opera monumentale che l’artista riesce a vedere installata. Nell’aprile del 2002 l’International Sculpture Center gli conferisce il premio alla carriera «Lifetime Achievement Award in Contemporary Sculpture», ed è il primo scultore italiano a ricevere tale prestigioso riconoscimento.
Gio’ Pomodoro muore nel suo studio di Milano il 21 dicembre 2002, giorno del solstizio d’inverno.
Le sue sculture sono presenti nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, fra cui l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, la Collezione Nelson Rockefeller di New York, il Museo d’Arte Moderna di Città del Messico, la Collezione d’Arte Moderna della città di Jedda, Arabia Saudita, il Musée d’Ixelles di Bruxelles, il Kunst und Museumsverein di Wüppertal, lo Yorkshire Sculpture Park di Wakefield, Inghilterra, la Fondation Veranneman in Belgio, le Gallerie d’Arte Moderna di Roma e di Torino e il Civico Museo d’Arte Contemporanea di Milano.

Nato a Orciano (Pesaro) nel 1930, Gio’ Pomodoro trascorre gli anni della formazione a Pesaro, dove frequenta l’Istituto tecnico per geometri. Nel 1954 si trasferisce a Milano con la famiglia. Invitato a esporre alla Biennale di Venezia del 1956, Pomodoro presenta i lavori dei primi anni milanesi: gli argenti fusi su ossi di seppia dedicati al poeta Ezra Pound. Gli anni ’60 sono un periodo di cambiamenti e di grande attività: Gio’ inizia a lavorare alle Superfici in tensione che gli valgono il primo premio per la scultura alla Biennale per Giovani Artisti di Parigi e che rimarranno tematica primaria della produzione scultorea degli anni a venire. Inizia così una fase fondamentale della sua carriera artistica, testimoniata dalle mostre personali del ’61 alla Galerie Internationale d’Art Contemporain di Parigi e alla Galleria Blu di Milano, dalla mostra del ’62 al Musée de l’Athénée di Ginevra, dalla sala personale alla XXXI Biennale di Venezia, dal contratto in esclusiva internazionale con la Galleria Marlborough. Per i successivi dieci anni, Pomodoro predilige lavorare la pietra e il marmo, trasformando le tensioni in torsioni. Gli Archi, i Soli, i Contatti sono protagonisti delle grandi sculture realizzate presso lo studio di Querceta, in Versilia. Nel 1977, da un progetto condiviso con gli abitanti di Ales in Sardegna, ha origine la prima grande opera pubblica, il Piano d’uso collettivo, dedicata ad Antonio Gramsci. Il bilancio delle mostre e degli interventi culturali in Italia e all’estero negli anni ’80 è sensazionale e favorisce la collocazione dell’artista in una dimensione ormai storica. Il 1984 lo vede protagonista di una intera sala alla Biennale di Venezia. Un nuovo percorso di studi caratterizza questo periodo, una lunga meditazione scaturita dall’avvicinamento ai testi di Károly Kérenyi, eminente studioso del mito e della religione greca. L’attività artistica di Pomodoro è costellata, oltre che da una serie rilevante di disegni e studi, anche da un’ampia produzione di medaglie e di gioielli, parte integrante del percorso scultoreo e intellettuale dell’artista. L’intervento di Pomodoro in spazi pubblici diventa sempre più significativo nel corso degli anni ’90, come nel caso della stele monumentale Spirale per Galileo, collocata di fronte all’Università di Padova. L’acquisizione della Scala solare - omaggio a Keplero da parte di un privato per l’Università di Tel Aviv è coronamento di una grande mostra personale ospitata dall’ateneo stesso nel 1993. Nel 1994 Pomodoro partecipa alla mostra The Italian Metamorphosis 1943-1968 al Guggenheim Museum di New York, mentre l’anno successivo è invitato a far parte dell’International Sculpture Center (I.S.C.) di Washington D.C. Tappa fondamentale nella carriera dello scultore è senza dubbio l’esposizione in Inghilterra, nell’autunno del 1995, delle sue più significative opere nel prestigioso Yorkshire Sculpture Park. Il 1996 è l’anno di Firenze e dei Soli: Pomodoro espone nella Sala d’arme di Palazzo Vecchio opere in bronzo e marmo, ma soprattutto un grande numero di dipinti su carta di notevoli dimensioni. Nel 2001, in occasione del vertice G8 e all’interno dell’esposizione Artisti Italiani del XX secolo: dalla Farnesina alla Stazione marittima, viene inaugurata la scultura monumentale Sole - Agli Italiani nel mondo. Questa è l’ultima opera monumentale che l’artista riesce a vedere installata. Nell’aprile del 2002 l’International Sculpture Center gli conferisce il premio alla carriera «Lifetime Achievement Award in Contemporary Sculpture», ed è il primo scultore italiano a ricevere tale prestigioso riconoscimento.
Gio’ Pomodoro muore nel suo studio di Milano il 21 dicembre 2002, giorno del solstizio d’inverno.
Le sue sculture sono presenti nelle collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, fra cui l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, la Collezione Nelson Rockefeller di New York, il Museo d’Arte Moderna di Città del Messico, la Collezione d’Arte Moderna della città di Jedda, Arabia Saudita, il Musée d’Ixelles di Bruxelles, il Kunst und Museumsverein di Wüppertal, lo Yorkshire Sculpture Park di Wakefield, Inghilterra, la Fondation Veranneman in Belgio, le Gallerie d’Arte Moderna di Roma e di Torino e il Civico Museo d’Arte Contemporanea di Milano.

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