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Agnolo Firenzuola

Agnolo Firenzuola

Nato a Firenze nel 1493 dal notaio Bastiano e da Lucrezia di Alessandro Braccesi, Agnolo Firenzuola compie gli studi di legge a Siena e a Perugia, dove consegue la laurea, ed entra nell’ordine dei vallombrosani, per i quali si stabilisce a Roma in veste di procuratore nel 1516. Qui partecipa alla vita culturale della corte di Leone X e fa il suo esordio letterario nel 1524 con il Discacciamento de le nuove lettere inutilmente aggiunte ne la lingua toscana, risposta polemica e ironica alla proposta di Trissino di riforma ortografica del volgare. Stringe amicizia con Pietro Aretino, Annibal Caro, Giovanni Della Casa; si innamora di una nobildonna di cui a noi è pervenuto solo il nome datole da Firenzuola, Costanza Amaretta. Compone le novelle dei Ragionamenti (Venezia 1552) e traduce le Metamorfosi di Apuleio, con il titolo L’asino d’oro (stampato poi nel 1550, a Venezia, con integrazioni di Lodovico Domenichi). Nel 1525 la morte di Costanza, e la sifilide contratta nello stesso anno (è sciolto dai voti nel 1526), lo allontanano dall’attività letteraria; esercita per qualche anno la professione di avvocato, ma nel 1538 viene di nuovo accolto dall’ordine vallombrosano, divenendo così abate a San Salvatore a Vaiano, presso Prato. Migliorato in salute, riprende l’impegno letterario con la fondazione dell’Accademia dell’Addiaccio (1540): proprio in questi anni compone le due commedie La Trinunzia (Firenze 1549) e I Lucidi (Firenze 1549) e le favole de La prima veste dei discorsi degli animali, rielaborazione delle favole indiane del Panciatantra. Muore a Prato nel 1543.
Nato a Firenze nel 1493 dal notaio Bastiano e da Lucrezia di Alessandro Braccesi, Agnolo Firenzuola compie gli studi di legge a Siena e a Perugia, dove consegue la laurea, ed entra nell’ordine dei vallombrosani, per i quali si stabilisce a Roma in veste di procuratore nel 1516. Qui partecipa alla vita culturale della corte di Leone X e fa il suo esordio letterario nel 1524 con il Discacciamento de le nuove lettere inutilmente aggiunte ne la lingua toscana, risposta polemica e ironica alla proposta di Trissino di riforma ortografica del volgare. Stringe amicizia con Pietro Aretino, Annibal Caro, Giovanni Della Casa; si innamora di una nobildonna di cui a noi è pervenuto solo il nome datole da Firenzuola, Costanza Amaretta. Compone le novelle dei Ragionamenti (Venezia 1552) e traduce le Metamorfosi di Apuleio, con il titolo L’asino d’oro (stampato poi nel 1550, a Venezia, con integrazioni di Lodovico Domenichi). Nel 1525 la morte di Costanza, e la sifilide contratta nello stesso anno (è sciolto dai voti nel 1526), lo allontanano dall’attività letteraria; esercita per qualche anno la professione di avvocato, ma nel 1538 viene di nuovo accolto dall’ordine vallombrosano, divenendo così abate a San Salvatore a Vaiano, presso Prato. Migliorato in salute, riprende l’impegno letterario con la fondazione dell’Accademia dell’Addiaccio (1540): proprio in questi anni compone le due commedie La Trinunzia (Firenze 1549) e I Lucidi (Firenze 1549) e le favole de La prima veste dei discorsi degli animali, rielaborazione delle favole indiane del Panciatantra. Muore a Prato nel 1543.

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