Romualdo Cardarelli
Romualdo Cardarelli nacque ad Alberese, vicino a Grosseto, il 24 febbraio 1886. Suo padre, ferroviere, lavorava nella stazione e vi abitava con la famiglia. Fece le elementari a Gavorrano, poi iniziò il suo “pendolarismo scolastico” fra il paese e Grosseto, dove frequentò, con notevole sforzo della famiglia, il Ginnasio. Più tardi preparò da solo la licenza liceale che conseguì a Pisa. Si iscrisse all’Università di Roma, alla facoltà di Lettere. Iniziò a scrivere dando, con altri giovani di Gavorrano, un giornale ai suoi concittadini: «Il Faro di Monte Calvo». La sua attività in età giovanile fu letteraria, anche se compaiono degli scritti su Garibaldi a commento delle «Rapsodie garibaldine» di Giovanni Marradi. La sua partecipazione tanto sentita al primo conflitto mondiale iniziò col settembre 1916 e si protrasse fino alla fine del 1918. Il suo diario (edito da Polistampa nel 2007) narra in modo sintetico ed efficace, talora poetico, le azioni belliche, i rapporti con i commilitoni, il lavoro di bombardiere, ma anche incontri con uomini e donne, descrizioni di paesaggi che con la loro serenità portano un po’ di conforto nell’inferno del fronte. Tornato dalla guerra, riprese gli studi e si laureò il 12 luglio 1919 in Storia medievale con una tesi su Baldaccio d’Anghiari e la Signoria di Piombino nel 1440-1441 che fu poi il suo primo contributo agli studi storici. A Grosseto, con altri studiosi, dette vita nel 1924 alla rivista storica «Maremma». Suoi campi di interesse furono lo Stato di Piombino, l’Elba e la Corsica. Collaborò con Volpe all’«Archivio storico di Corsica» e al «Bullettino storico livornese», con contributi e recensioni, non trascurando la topografia classica sempre con l’ottica dello studioso di storia medievale e moderna. Fu tra i fondatori dell’Istituto di Studi Etruschi, della Deputazione di Storia Patria e di altre Società ed Accademie. Nel 1938 compilò la parte moderna di un importante studio: Miniere e ferro dell’Elba ma, soprattutto, già a partire dagli anni Trenta concentrò le sue fatiche di alacre ricercatore sulla storia dei Presidi, i Presidios spagnoli di Toscana. Gli ultimi due anni della sua vita li dedicò a studi impegnativi (come il De ora maritima populoniensis). Stava per riprendere la stesura definitiva della storia dei Presidi quando la morte lo colse il 27 luglio 1962.
di Romualdo Cardarelli