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Giuseppe Mazzini

Giuseppe Mazzini

Di idee repubblicane, fin da giovane si occupò dei problemi politici e sociali del Paese. Respinti i metodi della Carboneria, di cui aveva fatto parte, fondò una nuova associazione, la "Giovine Italia", che aveva lo scopo di fare dell’Italia una repubblica popolare. Trasferitosi a Marsiglia, per prima cosa inviò un messaggio al nuovo re di Sardegna Carlo Alberto, invitandolo a guidare la rivoluzione italiana. Al rifiuto di quest’ultimo, Mazzini fece seguire la propaganda rivoluzionaria della Giovine Italia. Ritiratosi a Londra, svolse una assai intensa propaganda politica anche attraverso opere letterarie. Nel 1848 tornò in Patria dove animò la resistenza della Repubblica affidata a Garibaldi. Con la caduta della Repubblica fu costretto nuovamente all’esilio. Fondò a Londra il "Comitato Nazionale Italiano" ed il "Comitato Democratico Europeo". Rimpatriato, fu arrestato a Palermo, e qui apprese la notizia dell’entrata dell’esercito italiano a Roma. Liberato grazie ad una amnistia continuò il suo peregrinare fino a quando non morì, a Pisa, nel 1872. Fonte: italiadonna.it
Di idee repubblicane, fin da giovane si occupò dei problemi politici e sociali del Paese. Respinti i metodi della Carboneria, di cui aveva fatto parte, fondò una nuova associazione, la "Giovine Italia", che aveva lo scopo di fare dell’Italia una repubblica popolare. Trasferitosi a Marsiglia, per prima cosa inviò un messaggio al nuovo re di Sardegna Carlo Alberto, invitandolo a guidare la rivoluzione italiana. Al rifiuto di quest’ultimo, Mazzini fece seguire la propaganda rivoluzionaria della Giovine Italia. Ritiratosi a Londra, svolse una assai intensa propaganda politica anche attraverso opere letterarie. Nel 1848 tornò in Patria dove animò la resistenza della Repubblica affidata a Garibaldi. Con la caduta della Repubblica fu costretto nuovamente all’esilio. Fondò a Londra il "Comitato Nazionale Italiano" ed il "Comitato Democratico Europeo". Rimpatriato, fu arrestato a Palermo, e qui apprese la notizia dell’entrata dell’esercito italiano a Roma. Liberato grazie ad una amnistia continuò il suo peregrinare fino a quando non morì, a Pisa, nel 1872. Fonte: italiadonna.it

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