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Un sodalizio noto ai critici ma fino ad oggi poco studiato. E soprattutto documentato. La lacuna è stata però colmata. Il rapporto tra Eugenio Montale e Giacomo Debenedetti è al centro di un libro che di sicuro farà discutere. Di certo

Polistampa pubblica lo studio di Elena GurrieriUn sodalizio noto ai critici ma fino ad oggi poco studiato. E soprattutto documentato. La lacuna è stata però colmata. Il rapporto tra Eugenio Montale e Giacomo Debenedetti è al centro di un libro che di sicuro farà discutere. Di certo ha già solleticato la curiosità degli esperti e degli studiosi. Letteratura, biografia e invenzione raccoglie contributi critici elaborati in circa vent’anni di studio da Elena Gurrieri. Il clou sono trentotto lettere e cartoline inviate dal poeta al critico tra il 1922 e il 1947 solo quattordici erano state rese pubbliche fino a oggi. Il volume riporta l’intero epistolario, in modo da chiarire finalmente i momenti salienti del sodalizio con Debenedetti, già noto nella sostanza ma non in tutte le sue fasi, sviluppatosi intorno a eventi decisivi per ambedue i protagonisti come la pubblicazione degli Ossi di seppia o l’edizione di Amedeo e dei Saggi critici. Un bel colpo per Elena Gurrieri, nata ad Arezzo ma residente a Firenze. La Gurrieri è responsabile della Biblioteca-Archivio del Seminari Arcivescovile fiorentino dove ha avuto modo di catalogare le cinquecentine del Fondo Antico. Il suo prossimo obiettivo è riordinare l’Archivio Musicale. Ha pubblicato due volumi L’autobus e la stella filante. Studi, testi e documenti di letteratura italiana del Novecento San Giovanni Rotondo, (Foggia), Grafica Baal, 2002, (ed. fuori commercio) e Il mondo. 1945-1946. Indici, introduzione di Alba Andreini Milano, Franco Angeli, 2004. Ora arriva il suo Letteratura, biografia e invenzione, che sarà sicuramente una tappa fondamentale per la sua carriera. L’epistolario offre uno spaccato inedito del sodalizio tra Montale e Debenedetti. «Tornato da Monterosso ho trovato la tua, nella quale amichevolmente ti stupisci che io non condivida il tuo entusiasmo; io invece lo capisco, per te si tratta, in qualche modo, di un ritorno alle lettere. Ma io che ci sto infognato da sempre senza guadagnar neppure tanto da vivere da solo, come pur vivo, non dovrei stupirmi che tu non capisca il mio torpore? In vent’anni gli ‘amici’ (non parlo di te) mi hanno offerto qualcosa di decente? Dappertutto porte chiuse, e così continuerà». Così Eugenio Montale a Giacomo Debenedetti, in una lettera finora inedita scritta il 29 ottobre 1942. Nel corso degli anni emerge un sempre più forte coinvolgimento, i comuni interessi letterari (Svevo, Proust, Joyce, Saba e così via), come pure piccole incomprensioni ed equivoci. Spesso il poeta si lascia andare a confessioni e sfoghi personali, lamentando disagi economici o meschinità del mondo letterario, come nella lettera citata in apertura o in quella del 24 settembre 1942, dove si legge: «Caro Giacomino, se tu mi capissi (e puoi farlo) mi daresti ragione. Il guaio è che nessuno s’è mai figurato – neppure alla larga- come ho vissuto finora». Da segnalare anche i sei saggi su Sandro Penna, di cui si è messa a fuoco l’«estetica della povertà». O le pagine che Ernestina Pellegrini ha chiamato «letture di letture», saggi in cui la Gurrieri legge Pasolini che legge Penna o commenta Enza Biagini che interpreta Bigongiari.  
Data recensione: 04/01/2008
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Raffaella Galamini