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Il sesto Convegno per la Pace e la Civiltà Cristiana, che si sarebbe dovuto tenere a Firenze nel 1957, sarebbe saltato per l’opposizione di ambienti ecclesiastici e settori del laicato cattolico, guidati da

Spettacoli CHIESA/ LETTERE INEDITE, GEDDA OSTACOLO’ CONVEGNO 1957 LA PIRA
L’ipotesi è contenuta in un libro di Pietro Domenico Giovannonipostato 19 ore fa da APCOM ARTICOLI A TEMAFirenze, 2 nov. (Apcom) - Il sesto Convegno per la Pace e la Civiltà Cristiana, che si sarebbe dovuto tenere a Firenze nel 1957, sarebbe saltato per l’opposizione di ambienti ecclesiastici e settori del laicato cattolico, guidati da Luigi Gedda, all’apertura culturale promossa dall’allora sindaco Giorgio La Pira: è l’ipotesi contenuta in un libro di Pietro Domenico Giovannoni, ’A Firenze un concilio delle nazioni’, pubblicato dalla casa editrice Polistampa. Il 27 gennaio 1957, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, si era svolta una solenne commemorazione di Piero Calamandrei, scomparso quattro mesi prima: per l’occasione era intervenuto anche La Pira. Ciò aveva suscitato la "profonda amarezza" di Gedda, presidente dell’Azione cattolica italiana, e dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Mario Castellano, che si erano fatti portavoce dell’intero laicato cattolico italiano scrivendo a La Pira una lettera il 30 gennaio, definendo Calamandrei un "nemico di Cristo" la cui esaltazione era "un pessimo esempio". Finora la causa addotta per spiegare il mancato allestimento del convegno è stata un’improvvisa crisi nella giunta comunale fiorentina: il testo di Giovannoni lascerebbe invece intendere una motivazione diversa, la graduale apertura culturale di La Pira, non ben vista dalle gerarchie ecclesiastiche, che rifiutarono per questo la partecipazione di un proprio rappresentante all’evento. A suffragare l’ipotesi, per l’autore, anche un inedito di Giorgio La Pira a Giovan Battista Montini, futuro papa Paolo VI: "Eccellenza Rev.ma [...] quali le cause prossime e remote della decisione? [...] Forse ’l’atteggiamento di apertura’ di Firenze verso ’i paesi nuovi’ (di Asia e di Africa)? Ma, Eccellenza, si è trattato e si tratta di un’apertura fatta all’insegna, per così dire, della civiltà cristiana, della speranza cristiana: levate capita vestra et videte; apertura fatta nella direzione dello sguardo del Signore: verranno da Oriente e Occidente!". Il volume avvalendosi di una ricca documentazione d’archivio ricostruisce la genesi, la preparazione e lo svolgimento del convegno del 1952. Emerge fra i tanti elementi il ruolo determinante di Montini, sostituto alla Segreteria di Stato ed amico di vecchia data di La Pira. L’aiuto del futuro Paolo VI fu essenziale per La Pira ad ottenere le adesioni di non pochi paesi e la partecipazione di relatori di primo piano, primo fra tutti Charles Journet. Si trattava della prima iniziativa lapiriana a carattere internazionale: progettati come l’occasione per una riflessione culturale sulla validità ’politica’ della civiltà cristiana e sul contributo che essa poteva dare alla costruzione della pace nella drammatica stagione della guerra fredda e della minaccia atomica, i convegni di La Pira suscitarono negli anni l’interesse e l’attenzione non solo del mondo diplomatico, ma anche di entourage intellettuali come quello del cattolicesimo progressista francese.
Data recensione: 02/11/2007
Testata Giornalistica: Apcom
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