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Oriana Fallaci, atea, laica, razionale che si confronta con un uomo che crede negli stessi valori di laicità e razionalità. Oriana Fallaci che discute con un uomo di fede, che si confronta con i temi e i dubbi della fede. È questo il filo rosso

Oriana Fallaci, atea, laica, razionale che si confronta con un uomo che crede negli stessi valori di laicità e razionalità. Oriana Fallaci che discute con un uomo di fede, che si confronta con i temi e i dubbi della fede. È questo il filo rosso dell’incontro che si è tenuto questa mattina nel Cenacolo di Santa Croce, a Firenze, per presentare Morirò in piedi, il libro edito da Polistampa nel quale il presidente del Consiglio regionale, Riccardo Nencini, tratteggia le sensazioni, i dialoghi, il confronto di idee avuto con Oriana Fallaci poco tempo prima della sua morte. In Santa Croce, oltre a Nencini, sono intervenuti monsignor Rino Fisichella, vescovo ausiliario di Roma e rettore dell’Università Lateranense, anche lui confidente della grande scrittrice e giornalista negli ultimi tempi della sua vita, e, in veste di coordinatore, il direttore dell’Ansa, Giampiero Gramaglia.
“Oriana, come Montanelli, era una toscanaccia – ha detto Nencini –, uno di quei caratteri forti, duri, spigolosi. Ma negli ultimi tempi questi tratti erano stemperati da momenti in cui indulgeva anche alla dolcezza”. Nencini ha ricordato l’ultimo incontro avuto la Fallaci nel luglio 2006, a Firenze, dove la grande scrittice era tornata perché qui voleva morire. Un incontro che fu momento per ripercorrere la storia ideale della Fallaci: giornalista, scrittrice e donna che amava la libertà, la giustizia, la democrazia e che non rinunciava ad essere provocatoria di fronte alle debolezze dell’Occidente o ai pericoli dell’integralismo islamico. “Il libro – ha ricordato il presidente del Cosngilio – è una parte minima delle sei ore di discussione, a volte anche accesa, che avemmo. Altro non leggerete, perché si tratta di confidenze affidate all’intimità. Il titolo lo scelse lei, riprendendolo da un’intervista intolata Oriana intervista Oriana”. Obiettivo del libro: provare a rappresentare il carattere di Oriana Fallaci nella sua interezza “perché negli ultimi anni – ha detto Nencini – la lettura che si dava del suo personaggio, dei suoi scritti, delle sue idee era una lettura troppo di parte, faziosa”. E la grande scrittrice fiorentina, ha aggiunto, “non accettava che il suo pensiero fosse preso e politicamente utilizzato, soprattutto per fini di una parte”. Nencini ha anche ricordato che per la Fallaci era motivo di dolore “essere in conflitto con la sua città” ed esprimeva “un grande desiderio di riconciliazione con essa”.
Secondo monsignor Fisichella, “Oriana era prima di tutto una grande donna, che ha insegnato a molte donne a diventare tali. Lo dico – ha aggiunto – anche se a volte non condividevo le sue idee, il suo pensiero. E’ stata una grande italiana, che il suo paese non ha difeso, e una grande cittadina di Firenze, che amava in maniera spasmodica. Ed è stata una grande scrittice e giornalista, che ha inventato un suo stile”. Anche per monsignor Fisichella “è giusto giudicare la globalità di una vita e non solo per una parte dei suoi scritti”. Il vescovo ausiliario di Roma ha ricordato di aver conosciuto una donna generosissima e capace di grande ironia. A questo proposito ha citato la lettera nella quale gli parlava, con grande ironia, appunto, delle onorificenze che le avrebbero assegnato il ministero della cultura e il Consiglio regionale della Toscana. Rispetto alla Fallaci atea, monsignor Fisichella ha detto: “Oriana, in modo laico, ha saputo affrontare la morte. L’ha affrontata in maniera umana, ma ha voluto che un prete le tenesse la mano”. Secondo il prelato, non perché Oriana pensasse di convertirsi. “E’ rimasta laica – ha detto -, ma con la capacità di confrontarsi con i temi che la fede e la cultura cristiana pongono alla società. Perché fede e ragione, alla fine, hanno un unico obiettivo: giungere alla verità”.
Data recensione: 20/10/2007
Testata Giornalistica: AGI
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