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Ha un nome che evoca i fasti della Russia degli zar. Un doppio cognome che è insieme archivio storico e patrimonio culturale. Un titolo nobiliare altisonante, ma che usa il meno possibile. E un albero genealogico che va da Sir Winston

Ballerina, attice, pittrice, sommelier. A soli 30 anni, Natalia Guicciardini Strozzi ha una carriera piena di successi. Merito del suo talento, e di un’antenata non da poco... Ha un nome che evoca i fasti della Russia degli zar. Un doppio cognome che è insieme archivio storico e patrimonio culturale. Un titolo nobiliare altisonante, ma che usa il meno possibile. E un albero genealogico che va da Sir Winston Churchill a quella Lisa Gherardini che recenti studi indicano come la Gioconda. Eppure, quando incontri la Principessa Natalia Guicciardini Strozzi («Per carità mi chiami Natalia Strozzi, perché il resto è troppo lungo»), la prima cosa che ti colpisce è quella voce bassa ma potente, oggi pure piacevolmente arrochita da una tosse improvvisa. E poi ci sono gli occhi scuri, indagatori e mai fermi, come la giovane donna cui appartengono. Ballerina, pianista, attrice, pittrice, sommelier, manager: Natalia è stata tutto questo e tutto questo lo è ancora, tanto che a leggere le sue note biografiche le daresti almeno il triplo dei suoi anni, che, invece, sono appena trenta: «In effetti il mio curriculum può fare impressione, ma sono semplicemente una donna molto bisognosa di affetto, malinconica e forse un po’ egoista come tutti gli artisti. E sogno di sposarmi, perché la famiglia è uno dei valori nei quali credo».
Le scarpette? Appese al chiodo
Natalia continua a descriversi: «A volte un po’ ingenua e idealista, tendo a fidarmi e mi faccio fregare, ma non riesco ad esser cattiva come dovrei, soprattutto nell’ambiente dello spettacolo. Diciamo che se fossi scesa a compromessi, adesso sarei all’apice della carriera. Ma io e mia sorella Irina, che ha 25 anni e parla sette lingue, abbiamo imparato presto ad arrangiarci,e mi fanno rabbia quelli che dicono che siamo delle privilegiate perché ci chiamiamo Strozzi. Il cognome non c’entra. Casomai il privilegio è aver avuto dei genitori che non hanno mai ostacolato le mie scelte, come quando me ne sono andata in Russia a 13 anni, dormendo per terre, pur di inseguire il mio sogno, ballare. Mi presi pure la broncopolmonite, ma non dissi niente, perché temevo che mi avrebbero rispedito a casa». Di quella ragazzina magra e testarda, studentessa all’Accademia di Balletto Vaganova di San Pietroburgo e solista al teatro Kirov, che incantò Rudolf Nureyev e che nel 1995 festeggiò i 18 anni danzando al Cremlino come Giulietta per la prima sfilata di Laura Biagiotti a Mosca, restano oggi centinaia di foto e un libro, Facile da ricordare... (Polistampa). Una raccolta di memorie che sono «consolazione del rimpianto» per la carriera passata, ma che lei vorrebbe fosse solo un attimo di ciò che la attende domani. «Ormai ho appeso le scarpette al chiodo. A 19 anni sono tornata dalla Russia e ho deciso di seguire il mio istinto, la recitazione. Non mi sono buttata alla cieca, questo fuoco lo avevo fina da bambina, invece c’è chi pensa: “Questa si chiama Strozzi e non ha bisogno di lavorare”. Siamo nel 2007 e i tempi sono cambiati. Non potrei starmene a casa senza fare nulla, infatti curo le pubbliche relazioni dell’azienda di famiglia Cusona, che ha 1013 anni e produce 23 etichette tra vernaccia (citata anche da Dante nel Purgatorio), vini rossi, grappe e distillati. Infatti, sono anche sommelier». Finora a teatro ha portato, al Piccolo Eliseo di Roma, una Mandragola moderna della giovane e promettente regista Benedetta Pontellini, ha interpretato una commedia della compagnia Le Birbe e in televisione ha avuto un ruolo di punta nella fiction italiana Nati ieri. Ora la aspetta un corto a Ischia sul tema del riscaldamento della terra, che andrà poi a Los Angeles mentre al cinema la vedremo in Eleonora d’Arborea, film storico con Caterina Murino girato in Sardegna. «Mi affascinano i film in costume. Non a caso possiedo il vestito originale di Audrey Hepburn in Guerra e Pace che mi inviò Monsieur Givenchy per i miei 18 anni e che tengo come una reliquia. A proposito di film, vorrà dire che se faranno uno sulla Gioconda, non potranno non chiamarmi, visto che hanno a disposizione la vera discendente».
È stato lo studioso di araldica Domenico Savini a scoprire il legame. «Noi non pretendiamo di essere le sole eredi viventi», spiega Natalia, «perché ci sono anche i Gherardini, ma se la linea del Giocondo si è estinta alla fine del Seicento e quella dei Gherardini ha continuato, noi discendiamo dalla linea femminile. Nei nostri archivi è stato trovato che uno dei 5 figli di Lisa sposò Teresa Mozzi Del Garbo, donna bellissima che fece innamorare perfino Napoleone- che la chiamava “la belle italienne”- che altri non era se non la bisnonna di nostra nonna, madre di mio papà. Qualcuno contesta che non ci sono prove, ma le prove sono nei nostri archivi. Le polemiche iniziarono nel 1911, quando fu rubato il quadro, ma già si pensava che la donna del dipinto fosse Lisa Gherardini. Il Vasari scriveva “Le vite” in presenza dei personaggi di cui parlava e quando scrisse di lei e del quadro, se anche Lisa non fosse più stata in vita, morì infatti a 63 anni, sicuramente lo erano i suoi figli. Non solo, il Vasari fece due edizioni delle “Vite”, dove corresse alcuni particolari, ma l’unico capitolo che rimase intatto fu quello di Lisa. Altre prove? Si sa che Lisa sposò il Giocondo e che abitava di fronte a Leonardo; che le due famiglie erano molto amiche e che è stato il Giocondo a commissionare il quadro per celebrare la nascita di uno dei figli. Come racconta il Vasari, per farla sorridere Leonardo mise dei musici attorno a lei, ma in realtà il famoso sorriso non è un sorriso. Leonardo ha voluto cogliere questa sua malinconia, questo suo momento espressivo di donna, più che dipingerla semplicemente». Da quando ha scoperto di discendere dalla Gioconda, Natalia al Louvre non è ancora tornata: «Ormai la vedo dappertutto, penso quasi che mi perseguiti».
Data recensione: 20/10/2007
Testata Giornalistica: Elle
Autore: Simona Marchetti