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«Vista dalla prospettiva di un particolare ambito, quello della scuola italiana». Gianni Conti, fiorentino, scrittore e insegnante di materie umanistiche al “Gramsci – Keynes” di Prato, un istituto tecnico con competenze

«Certo, l’impianto di fondo può stupire, magari scandalizzare. Ci sono passaggi forti, che provocano la morale comune, sfidandola. Ma il nucleo vero del libro non è questo, ciò che mi stava a cuore raccontare era il tema della solitudine». «Vista dalla prospettiva di un particolare ambito, quello della scuola italiana». Gianni Conti, fiorentino, scrittore e insegnante di materie umanistiche al “Gramsci – Keynes” di Prato, un istituto tecnico con competenze linguistiche, parla del suo ultimo romanzo, “Il professore” (Polistampa Edizioni). Il cui lato “scandaloso” (qualcuno ha fatto notare le analogie con Nabokov e il suo “Lolita) consiste in questo: il protagonista di cui parla il titolo è un uomo maturo a cui capita di portare a letto le sue giovani, e ancora minorenni, allieve. Ma chi lo legge non può che dar ragione all’autore: il vero tema non è il sesso, ma una disperazione profonda che ha due facce. La prima è quella di Tommaso Salutini, il professore, un uomo che non riesce a fare i conti con il passare del tempo e il proprio decadimento fisico, e che negli incontri proibiti con giovani amanti si illude di trovare una via di fuga alla propria nemesi. L’altra è quella collettiva, generazionale, dei suoi studenti, gruppo di giovani senza ideali e senza appigli, annoiati da tutto, terrorizzati dall’idea di non vivere la vita appieno. «La scuola — dice Conti — è in crisi, molto in crisi. Dal ministero non fanno che saltar fuori leggi fasulle, sempre più inutili, gli insegnanti arrivano motivati e dopo poco perdono il loro entusiasmo, perché ci sono mille pastoie in cui alla lunga non si può non inciampare. Cerchi di inventarti sempre qualcosa, di escogitare un modo di interessare i ragazzi che ti stanno di fronte, sempre più distratti, sempre più frastornati dalla velocità stessa del loro tempo». Anche gli studenti del professor Salutini sono così. «È quello che spesso si vede nella realtà, sono le cose che gli altri insegnanti ti raccontano. Nessuno tra i miei colleghi si è scandalizzato. Sanno benissimo che in molti casi, ciò che accade nelle scuole è molto peggio di ciò che si legge nei libri o si vede al cinema. Ovviamente ci sono anche tanti ragazzi in gamba, io in classe ho allievi intelligentissimi, alcuni hanno anche vinto premi letterari. Ma, in generale, l’aspetto dominante è quello dell’insicurezza. Un insegnante capace, una scuola che funziona, la passione per lo studio e la cultura, tutto questo può fare molto. Nel libro l’ho raccontato rovesciando la prospettiva, proponendo al lettore un ritratto in negativo: il mio professore, Salutini, è chiaramente uno sconfitto. La prudérie di certi passaggi non fa che amplificare il suo fallimento di uomo e di professionista. Ha bisogno di una riscossa, di un’epifania, la cerca nel modo più facile: la conquista di un corpo è molto più facile di una conquista di un’anima ».
Data recensione: 22/03/2008
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Andrea Lanini