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Lo studio si concentra sul complesso religioso di Lalibela, posto sull’altopiano etipico, noto nelle fonti agiografiche come "Nuova Gerusalemme" e realizzato tra il 1170 e la seconda metà del XIII secolo. In questo centro cultuale si

Lo studio si concentra sul complesso religioso di Lalibela, posto sull’altopiano etipico, noto nelle fonti agiografiche come "Nuova Gerusalemme" e realizzato tra il 1170 e la seconda metà del XIII secolo. In questo centro cultuale si sviluppò un complesso sistema di liturgie, riti e devozioni che, a fianco dei riferimenti architettonici, definirono vari elementi di topomimesi con i santuari cristiani di Gerusalemme. Riferendosi alle imitationes delle architetture sacre di Terrasanta l’A. ricorda la presenza di cristiani copti di origine etiope al Santo Sepolcro dove gestivano strutture in grado di ospitare pellegrini fin dall’epoca precrociata; l’avvento dei latini non interferì su questa presenza, anche se il periodo d’oro della comunità corrispose piuttosto al regno del Saladino. Si indaga poi sui contatti rintracciabili tra la chiesa etiope e quella romana, dalla missione del medico papale Filippo, che nel 1177 venne inviato in Etiopia da Alessandro III per prendere contatti con il leggendario Prete Gianni, alle testimonianze esistenti negli scritti di Alberico delle Tre Fontane e di Burcardo di Monte Sion. Il saggio si chiude con le analisi del contesto politico etiope, della specificità del cristianesimo ortodosso di quest’area e con la descrizione del complesso. 
Data recensione: 01/01/2007
Testata Giornalistica: Medioevo Latino
Autore: ––