Le campane della Lucchesia

Tante notizie nel documentato libro di Giorgio Batini
LUCCA. Un festoso e ben descritto scampanio si può definire celiando il libro di Giorgio Batini “Per chi suona la Toscana”, col sottotitolo, “Storie curiose di campane e campanili” (edizioni Polistampa Firenze), dove la Lucchesia è molto ben rappresentata, principalmente a ragione del fatto (vi è dedicato un capitolo) che a Lammari operò una famosa fonderia, quella della “gloriosa dinastia” dei Lera (nel paese c’è una via a loro dedicata, pur nella trasposizione vernacolare lucchese per cui compare come “via dei Leri”).  Una fonderia che creò la maggior parte delle campane del nostro territorio, non solo ma anche fornendo bronzi per campanili un po’ in tutt’Italia e anche all’estero.  Questa fonderia fu poi trasferita in Borgo Giannotti e, infine, al Varignano di Viareggio dove poi cessò l’attività.  Un interesse particolare si trova nella trattazione (un altro capitolo delle campane di Bargecchia (fuse naturalmente dai Lera), famose perché il loro “doppio” ispiro a Giacomo Puccini che le sentiva dalla villa di Chiatri) la musica del duetto fra Tosca e Scarpia, appunto nell’opera “Tosca”.  Ma si menzionano anche (altri interi capitoli) la campana dell’ospizio del “Tau” di Altopascio, della la “Smarrita”, perché suonava alla sera per dare un senso di orientamento a quei pellegrini della “Via Romea” che si fossero smarriti nel cammino.  E quella, con analoga funzione della chiesa del Crocifisso, in Pizzorna.  Ma vale anche la pena di ricordare che a Lammari c’è rimasto “il seme” dei Lera fonditori (tutti antichi parenti) che, a richiesta (via Lombarda, 238, 0583/436046), qualche campana di piccole dimensioni, magari per uso privato può ancora fabbricarla.