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Quando nell’aprile scorso scompariva Sigfrido Bartolini, la cultura italiana perdeva non solo un valente pittore e incisore, ma anche un grande critico d’arte, tra i

FIRENZE aise - Quando nell’aprile scorso scompariva Sigfrido Bartolini, la cultura italiana perdeva non solo un valente pittore e incisore, ma anche un grande critico d’arte, tra i più importanti, indiscutibilmente "fuori dal coro". Per Vittorio Sgarbi Bartolini era "il bambino che vede il re nudo e ha il coraggio di scrivere quello che nessun altro scriverebbe". Nato a Pistoia nel 1932, dal 1947 aveva cominciato a esporre in numerose mostre in Italia e all’estero, eseguì bozzetti per il teatro, dedicandosi poi soprattutto alle incisioni: nel 1983 curò una celebre edizione di Pinocchio, illustrandola con oltre 300 xilografie. Sue opere grafiche sono esposte al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e alla Biblioteca Vaticana. Dal 20 giugno scorso, esattamente a due mesi dalla scomparsa, è tornato disponibile, grazie alla casa editrice Polistampa, "La grande impostura" (pp.192, ill., euro 13), suo vero e proprio testamento spirituale, più volte ristampato ed esaurito dalla prima edizione del 2002. Ben 5mila copie vendute: un risultato quasi insperabile per un testo di critica d’arte. Come recita il sottotitolo, nel libro si raccontano "fasti e misfatti dell’arte moderna e contemporanea". A proposito della Biennale di Venezia del 2001 scrive ad esempio: "Il tutto, per chi sa leggere tra le righe, ha il sapore acre della parata in maschera che nasconde la tragedia. Tramontato da tempo il gusto per la bellezza, e già superato da tempo quello breve del repellente, è rimasta la noia. Tutto è stato consumato; resta solo la vanità a tenere in piedi la fiera". A proposito di una mostra di Michelangelo Pistoletto, polemizza con un’affermazione di Germano Celant ("Noi non lavoriamo per gli spettatori, siamo noi stessi attori e spettatori, fabbricanti e consumatori") obiettando: "Più che giusto, ma allora perché allestire queste mostre che tra custodia, trasporto, messa in opera, assicurazione, stipendio al direttore e monografia trilingue comportano spese di centinaia di milioni? Alla faccia dell’Arte Povera". Un libro-denuncia, dal primo capitolo su Andy Warhol all’ultimo su Hokusai. Estraneo a intrighi e conventicole, pronto a inimicarsi colleghi e cortigiani dell’arte pur di restare fedele al proprio giudizio, Sigfrido Bartolini fu sopra ogni altra cosa un intellettuale indipendente. (r.b.aise)
Data recensione: 17/07/2007
Testata Giornalistica: Aise
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