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Le grandi meridiane dei secoli XVI e XVII, diversamente dai grandi telescopi attuali, essendo state realizzate all’interno di importanti chiese, parrebbero destinate a vita eterna, ma non è così, come dimostra la storia recente. Si tende a dimenticarle e quindi a perderle, se per troppo tempo l’immagine del Sole non torna a proiettarsi sul pavimento attraverso i loro fori gnomonici e, soprattutto, se di esse e dei progetti scientifici per cui furono costruite, non si torna a parlare, seppur nell’ambito di cerimonie rievocative.
A questa triste sorte parevano destinate le due meridiane, progettate dal domenicano Egnazio Danti e mai completate, presenti in Santa Maria Novella a Firenze, rimaste inoperose per circa 200 anni e tornate a funzionare, producendo nuovamente l’immagine stenopeica del Sole, nel 2006, in occasione del solstizio d’inverno e della presentazione di questo libro.
Una metà del volumetto, con ricchezza di disegni e d’immagini, riassume il lavoro iniziato negli anni Settanta da Lunardi e Settle e concluso dallo stesso Bartolini e da altri gnomonisti fiorentini, consistente nell’individuazione, riapertura e restauro dei due fori gnomonici. Inoltre, poiché il rifacimento ottocentesco del pavimento ha rimosso la lapide equinoziale di una meridiana e quella solstiziale dell’altra, Bartolini ha condotto una moderna campagna di misure topografiche per la loro ricollocazione. I risultultati di queste misure, oltre alla ricollocazione dei fori, hanno permesso di confutare definitivamente una mai dimostrata tradizione, secondo la quale l’immagine del Sole, attraverso uno dei due fori, si sarebbe vista sulla formella dell’Annunciazione del pulpito, nel giorno in cui la Chiesa ricorda l’evento.
L’altra metà del libro è dedicata alle misure che Danti avrebbe voluto fare, se non fosse stato cacciato da Firenze nel 1575 e avesse completato gli strumenti. È lo stesso Danti che ci informa di ciò in un manifesto pubblicato a Bologna l’anno successivo, forse per rispondere a coloro che dubitavano dell’utilità astronomica della meridiana realizzata nella basilica dedicata a San Petronio, subito dopo il suo arrivo in questa città. Si tratta di un vero e proprio programma scientifico, dalla misura della vera lunghezza dell’anno tropico e la determinazione esatta dei momenti degli equinozi e dei solstizi, alla misura del diametro del Sole e la determinazione della sua variazione dell’anno, fino al nebuloso problema della trepidazione degli equinozi. Un programma ambizioso, come ci ricorda Bartolini, per il quale Danti non aveva né tutti gli strumenti culturali, né quelli tecnici, ma che, pensato per le meridiane, con le meridiane sarà portato a termine nei due secoli successivi, grazie all’opera del Cassini e dello Ximenes.
Data recensione: 01/06/2007
Testata Giornalistica: Giornale di Astronomia
Autore: Piero Ranfagni