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La personale d’arte contemporanea proposta da Barbara Pinna si inaugura sabato 7 luglio alle ore 18,00 nelle antiche mura della Fortezza Spagnola di Porto Santo Stefano. La collezione, presentata

La personale d’arte contemporanea proposta da Barbara Pinna si inaugura sabato 7 luglio alle ore 18,00 nelle antiche mura della Fortezza Spagnola di Porto Santo Stefano. La collezione, presentata con il titolo Muta poesia, realizzerà nelle ore crepuscolari e silenziose di un magico scorcio del Monte Argentario l’alchimia del congiungimento fisico e poetico tra passato e presente. Nessuna cornice sembrerebbe più adatta a contenere la vitalità pittorica di questa artista che ci restiutisce pienamente la fierezza del simbolo e il rapimento del sogno tra composizioni e ritratti dal vivo. Barbara Pinna, nata a Roma nel 1969, manifesta sin dalla giovanissima età una passione ed un talento non comuni per il disegno e la pittura. Si diploma nel 1987 al Liceo Artistico di Campobasso, nel 1990 conclude il corso superiore per Stilista di Moda presso l’Istituto dell’Abbigliamento Marangoni a Milano, e nel 2005 si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze, frequentando la Scuola di Pittura del Prof. Roberto Giovannelli. Già all’età di 21 anni intraprende collaborazioni professionali e consulenze stilistiche, collaborando in seguito con case editrici per opere editoriali, mantenendo costante la pratica del disegno. Nel 2000 l’interesse per la pittura diventa prioritario ed esclusivo. Quella di Barbara Pinna è per sua natura il genere di pittura che da subito crea una congiuntura immediata con il passato, solidale con la storia. Dove la contemporaneità si vuole provocatamente chiassosa, le opere di questa artista rispondono con linee di rigore e procedono per distillazione di frammenti fertili, in cui le linee, i colori e gli spazi riescono trovare una dimensione concettuale per ricostruirsi in un disegno autentico, di valore, e non senza fatica, in una linea progettuale. Ecco, il progetto, la costruzione, come prospettiva futura, una cura faticosa eppure irrinunciabile. Le pennellate soffuse, materiche ma non discontinue, figurative ma non alla ricerca della verosimiglianza, lasciano intravedere la ricerca instancabile per la riconquista della forma, di un linguaggio paziente ed attento. Le radici che guidano l’impostazione pittorica sono chiaramente esposte, aderenti ad un passato concretamente comunicativo, per riconsegnare una visione del reale possibile, eppure mai completa nella sua realizzazione, ma in progressione metodica. Le tele rinviano ad un classicismo che è riconquista della misura, deposta davanti ai nostri occhi. Cosìcchè quella porzione visiva attinta dalla contemporaneità possa sostenere e riconsegnarci un contatto con il mondo “normale”, e senza esagerazioni, senza provocazioni gratuite. Ogni quadro è un fermo immagine, ma senza la raggelante determinazione fotografica, è una sospensione, un immobilismo silenzioso che rompe la frenesia famelica e vuota del mondo ed apre uno spiraglio. La meraviglia delle forme familiari, degli elementi simbolici, di un gesto semplicemente naturale, rapito all’ovvietà indifferente, al di là del sensazionale.
Data recensione: 04/07/2007
Testata Giornalistica: inToscana.it
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