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Devo dire la verità. Non amo i noir che si pongono dalla parte del cattivo, dell’assassino. Ritengo che sia un modo facile di raccontare. Un amico e collega sostiene che sbaglio, che devo

Devo dire la verità. Non amo i noir che si pongono dalla parte del cattivo, dell’assassino. Ritengo che sia un modo facile di raccontare. Un amico e collega sostiene che sbaglio, che devo andare oltre, vedere il gioco psicologico e, se uno scrittore ci sa fare, riesce ad accalappiarti e portarti con sé, pagina dopo pagina. È quel che accade - devo riconoscerlo - con Duccio Magnelli, autore di “La morte allo specchio”.
“La ragazza che ho ucciso è stata ritrovata stamattina verso le otto, nel boschetto dove l’avevo abbandonato ieri sera, da un pensionato che passava di lì per la sua passeggiata quotidiana”.
Un uomo ordinato, sposato, due figli, una sera dà un passaggio a una ragazza, una perfetta sconosciuta. Non è che se ne sta buono buono. No. Si fa audace. Si lascia andare a proposte. Ma la ragazza non ci sta. Sfortunata, la tipa. Ha chiesto un passaggio all’uomo sbagliato, a un tizio che, di fronte al rifiuto, fa emergere il peggio di sé, la sua crudeltà. E agisce di conseguenza: freddo, spietato, l’ammazza e poi la lascia in un boschetto. Torna a casa tranquillo, moglie e figli sono tesori, e segue le cronache - dei giornali e della tv. Conduce una vita normale, convinto d’aver realizzato il delitto perfetto.
Non c’è marchingegno poliziesco ma gioco psicologico. “Suspence - ha avuto modo di annotare Pier Francesco Listri - dalle prime righe. Perfetto minimalismo descrittivo. Fiato sospeso fino all’ultima pagina. Il grande tema del doppio”. Uno specchio che separa la realtà dalla fantasia. Un romanzo che dà inquietudine, dice Listri, perché annulla il confine tra normalità ed eccezione.
L’uomo, il protagonista, si rende conto di aver agito guardingo: “Devo stare attento, devo essere freddo e calcolatore, non farmi prendere dal panico e dall’emozione. Silvia non sospetta niente, naturalmente, ma se comincia a pensare sono guai perché lei è bravissima a scavare dentro le persone, con uno sguardo dolce e indagatore al tempo stesso. Una qualità che in lei ho sempre apprezzato ma che adesso non mi rende tranquillo. Ora avrei bisogno di una donna superficiale e stupida, un’oca giuliva che non fa domande e non indaga”.
Ma il diavolo ci mette sempre la coda. E allora il delitto perfetto finisce che perfetto proprio non è.
Duccio Magnelli è un eclettico. Farmacista, edicolante, musicista e scrittore. Con questo romanzo alla seconda prova. La prima, l’esordio, è stato d’altra natura: un romanzo erotico, protagonista una studentessa universitaria. Titolo: “Gli appunti di Lisa”.
Data recensione: 25/06/2007
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio