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Torna finalmente in libreria uno dei più celebri romanzi di Rodolfo Doni. Per i pochi che non lo conoscono ancora, Doni è uno dei più importanti autori italiani a ispirazione religiosa, "il maggior scrittore

FIRENZE aise - Torna finalmente in libreria uno dei più celebri romanzi di Rodolfo Doni. Per i pochi che non lo conoscono ancora, Doni è uno dei più importanti autori italiani a ispirazione religiosa, "il maggior scrittore cattolico vivente" secondo il critico Bonura, capace di una scrittura paragonata a quella di Loyola. Il romanzo, intitolato "Servo inutile", era già uscito per i tipi della Rusconi nel 1982. La nuova versione edita oggi da Polistampa (Selezione Narrativa/Rodolfo Doni Opere, pp.296, euro 13), da considerarsi definitiva, non si riduce a semplice ristampa, essendo quasi il doppio di quella originale, ampliata da due a quattro sezioni. Il libro sarà presentato giovedì prossimo, 31 maggio, alle ore 17.30, nella Sala dell’Altana di Palazzo Strozzi a Firenze e vedrà gli interventi, coordinati da Giuseppe Matulli, di Padre Bartolomeo Sorge e Sergio Givone. Un’occasione per riscoprire una voce fra le più originali della nostra letteratura, uno degli ultimi maestri, tra i fari più luminosi della cultura fiorentina. "Servo inutile" racconta, sotto forma di diario, la storia di don Enrico Cini, sacerdote e studioso di letteratura cristiana antica, rimasto sordo per anni ai richiami della passione amorosa, chiuso nella torre d’avorio dei propri studi eruditi. La sua vita, le sue certezze, sono d’un tratto travolte dall’incontro con Claudia, scatenando in lui il dramma di una doppia lacerante vocazione, quella al sacerdozio e quella alla vita coniugale. La religiosità di Doni è complessa, al tempo stesso profonda e inquieta, figlia della crisi spirituale in cui versiamo, tra ansia metafisica e desiderio della carne, fra cielo e terra. Le sue figure non hanno mai un’unica dimensione, sono un fascio di umanissime contraddizioni, che le rendono creature vive, credibili e esemplari. Il tema, che in altre mani, meno raffinate, avrebbe potuto dar luogo a un feuilleton sensazionalistico alla Uccelli di rovo, diventa una lente attraverso cui analizzare il disagio di un’epoca, uno specchio in cui rifletterci e riflettere. (r.b.aise)
Data recensione: 29/05/2007
Testata Giornalistica: Aise
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