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Gianfranco Luzzetti, gallerista e collezionista fiorentino dai molti capolavori, si regala l’immortalità. Con una mostra al Museo archeologico e d’arte della Maremma, che prelude alla donazione di 40

Gianfranco Luzzetti cederà i suoi tesori anche al BargelloGianfranco Luzzetti, gallerista e collezionista fiorentino dai molti capolavori, si regala l’immortalità. Con una mostra al Museo archeologico e d’arte della Maremma, che prelude alla donazione di 40 opere che il collezionista farà alla sua città natale, Grosseto. Per ora saranno esposti 17 dipinti tra cui Santi di Tito, Allori, Dandini, Cigoli, Furini, Lorenzo Lippi, Conti, Ficherelli, Gabbiani, Rosi, Mazzoni, Balassi, Riuniti nel titolo Teatralità nel barocco fiorentino, che sarà inaugurata il 26 maggio e resterà aperta fino al 15 ottobre (aperta da martedì a domenica 10-13/ 17-20, venerdì e sabato anche 17-23, ingresso 5 euro). Una scelta tra i capolavori che raccontano l’amore per l’arte di Luzzetti, prima affermato attore di fotoromanzi a Milano, poi impiegato in una compagnia petrolifera a Londra, finalmente gallerista di fama in via Montenapoleone, infine nel ’56 approdato a Firenze, nella galleria e abitazione di borgo San Jacopo. È qui, nelle molte sale del suo palazzo che il collezionista si racconta, tra aneddoti di vendite a importanti musei, mostrando i fondi oro di Ghirlandaio e Gentile da Fabriano «mio primo amore, seguito poi dalla scoperta e folgorazione del Seicento fiorentino», passando poi in rassegna Pinturicchio, Bellini, Scheggia, quattro Arcimboldo e i tanti maestri del Barocco che arredano la sua casa affacciata sull’Arno accanto a sculture e mobili d’epoca. Con lui, il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi, ben felice della donazione di una delle più prestigiose raccolte del Seicento, «anche se arriverà al museo post mortem»precisa Luzzetti, annunciando un’altra donazione, quella delle maioliche la Museo del Bargello, mentre Giuseppe Cantelli, noto studioso del ‘600, racconta la storia di uno dei quadri più importanti del collezionista, la bellissima Giuditta raffigurata da Allori, im cui si riconosce la cortigiana Mazzafirra amata dal pittore, già ritratta in un altro dipinto del 1613 della Royal collection. La mostra è accompagnata da un catalogo Polistampa.
Data recensione: 23/05/2007
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Mara Amorevoli