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Proprio in questi stessi giorni, quattrocento anni fa, nel monastero di S. Maria degli Angeli in Borgo S. Frediano, nello stesso luogo in cui ora ha sede il, seminario arcivescovile, si stava spengendo, consumata dalla tisi, una monaca

Le celebrazioni del quarto centenario sono l’occasione per lasciarsi affascinare dell’esperienza straordinaria di Maria Maddalena de’Pazzi

Proprio in questi stessi giorni, quattrocento anni fa, nel monastero di S. Maria degli Angeli in Borgo S. Frediano, nello stesso luogo in cui ora ha sede il, seminario arcivescovile, si stava spengendo, consumata dalla tisi, una monaca carmelitana. Le circa ottanta sorelle della comunità si stringevano attorno al capezzale di Suor Maria Maddalena, quasi a raccogliere l’eredità del suo messaggio: «Ad amare, anime, venite ad amar l’Amore da cui siete tanto amate! Ad amare, anime!».Caterina, secondogenita di Camillo de’Pazzi e di Maria Buondelmonti, era entrata in monastero nel dicembre 1582, appena sedicenne. Solo da un paio di mesi era morta ad Avila, in Spagna, un’altra grande carmelitana: Santa Teresa di Gesù; lo Spirito proseguiva la sua opera ... Caterina – o Lucrezia, come la chiamavano i familiari – aveva poi scelto il nome di Maria Maddalena. Il Signore l’aveva benedetta con favori speciali, consentendole di vivere appieno la vita mistica e di condividere con la comunità, specie con le novizie e le giovani, il dono dell’amore che sentiva ardere in sé.La formazione umana e religiosa ricevuta in famiglia e principalmente nel collegio delle Cavalieresse di Malta, la direzione spirituale dei Gesuiti e l’incontro con gli ambienti domenicani riformati che si riferivano all’eredità di Gerolamo Savonarola, ne avevano forgiato la mente e lo spirito, dandole una struttura solida, capace di profondo dialogo con Dio e di un amore semplice, comunicativo. Le sorelle, intuendo l’importanza di non perder nulla delle particolari esperienze di suor Maria Maddalena, si erano organizzate per annotare parole e gesti scaturiti dai momenti di estasi, dalle meditazioni, o durante i dialoghi avuti con la comunità. Tutto era iniziato circa venticinque anni prima, il giorno della festa della Trinità del 1584, il 27 maggio. La priora e le responsabili della comunità avevano deciso di farle fare la Professione, perché si prevedeva che potesse morire presto. Aveva voluto essere portata davanti all’altare della Madonna e lì aveva pronunciato i voti.Appena tornata nell’infermeria, la tosse si era calmata e suor Maria Maddalena fu trovata, dopo diverso tempo, rapita in estasi, col volto disteso. Per ben quaranta giorni i fenomeni estatici si sarebbero ripetuti dopo la messa e la preghiera liturgica in coro. Questa è una caratteristica dell’esperienza mistica di suor Maria Maddalena: i fenomeni spirituali non l’hanno isolata dalla comunità, anzi in genere avevano concomitanza o in rapporto con la liturgia e a partire dai testi appena letti. E poi la Santa – s’iniziò a considerarla santa ben presto – era capace di interrompere i suoi colloqui con Dio per partecipare alla vita comune, ai pasti, al lavoro ed altri momenti. Aveva vissuto con le sorelle e come loro, anche se talvolta era stata rapita in estasi mentre lavorava, come durante il bucato nel locale lavatoio, ancor oggi visibile, posto nel seminterrato del monastero.Le suore, però, la ricordavano durante i lunghi giorni trascorsi nel ritmo normale delle occupazioni monastiche, come sagrestana, o intenta a formare le più giovani, delle quali fu responsabile a più riprese con i vari incarichi, o ad ascoltare chiunque bussasse alla ruota, pronta ad illuminare e a consigliare. I fenomeni straordinari, infatti, furono intensi soprattutto nel periodo iniziale della sua vita religiosa e vennero raccolti con un complesso sistema di scrittura, sintesi, rilettura, da parte della Santa, fino ad arrivare alle versione finale delle Opere. La lettura di questi testi offre sorprese interessanti e belle: la ricchezza teologica è tale che chiunque può trarne giovamento, sia dal punto di vista dottrinale che spirituale. Per questo, si spera di poterle vedere ripubblicate tra non molto, oltre che in un’edizione critica (quella meritoria pubblicata tra il 1960 e il 1966 è ormai esaurita da tempo), anche in una trascrizione in italiano corrente, per favorire l’accostamento diretto di un numero sempre maggiore di persone ai testi della Santa.Il messaggio di Maria Maddalena ruota essenzialmente attorno all’amore divino, da lei contemplato nel mistero trinitario, che decide di comunicarsi e perciò crea l’universo e l’umanità. La Santa ha una particolare venerazione per il “Verbo umanato”, “svenato agnello” che rinnova l’umanità, consentendole di tornare alla pienezza dell’amore di Dio e alla comunione piena con la Trinità. Il cammino spirituale si configura così come una vera e propria ricreazione e divinizzazione, una trasformazione ad opera dello Spirito Santo, protagonista della santificazione – non a caso molteb estasi sono avvenute in concomitanza con la Pentecoste o con le feste delle Trinità.Non si tratta però di un cammino solitario, individualista, privato. Ogni persona è chiamata in una comunità, la Chiesa, luogo di comunione, d’incontro con l’amore della Trinità condiviso con le sorelle e i fratelli, di testimonianza attiva nel mondo. Da qui scaturisce l’esigenza di rinnovamento della Chiesa. Sarebbe riduttivo voler riassumere in poche righe la ricchezza delle esperienza spirituale della Santa, che necessita di un’illustrazione ben più ampia. Tuttavia si può riconoscere nell’immagine di Marta e Maria, usata dalla Santa stessa, un’indicazione chiara di cosa intendesse per amore: un’azione concreta di cura attenta e solidale nei confronti di qualsiasi sorella o fratello, motivata e sostenuta dall’incontro e dal dialogo personale e intenso con Dio.La celebrazione del quarto centenario della morte della Santa è dunque un’occasione per riproporre il messaggio di questa vera maestra dello Spirito, che ha suscitato interesse di personalità del calibro di Giorgio La Pira o di don  Divo Barsotti, per citarne solo due, oltre a costruire il richiamo alto e significativo per la schiera di suore carmelitane del monastero di S. Maria degli Angeli, migrato da Borgo San Frediano in Borgo Pinti e, finalmente, sulle pendici di Careggi. Dalla comunità iniziale hanno ricevuto l’illuminazione e origine altri monasteri carmelitani: quello delle “Barberie” di Roma, ormai estinto ma già punto di riferimento per altre comunità, e più di recente il monastero “Mater Unitatis” di Montiglio (Asti) e l’eremo di S. Martino alla Palma presso Scandicci.Nei prossimi giorni sarà possibile accostarsi in vario modo alla memoria di Santa Maria Maddalena. Le sue reliquie sosteranno in vari luoghi significativi: dal seminario alla cattedrale, fino all’eremo di Scandicci. Nell’aula magna del seminario è stata allestita un’interessante mostra iconografica relativa alla Santa. I pellegrinaggi parrocchiali e vicariali in cattedrale per venerare le reliquie e le celebrazioni liturgiche culmineranno nel solenne pontificale del 25 maggio. Un convegno di approfondimento e di studio, promosso dai Carmelitani, si terrà nella Sala Vanni della basilica del Carmine il 26 prossimo, mentre il 27 Santa Maria Maddalena sarà ricordata dalle suore dell’eremo di Scandicci e dalla famiglia Carmelitana al Carmine.L’augurio è che non ci si limiti ad una celebrazione centenaria fra tante, ad un momento per mettere in luce le glorie familiari o cittadine, ma per incontrare attraverso l’esperienza straordinaria di Maria Maddalena la persona di Gesù, che ancora una volta ci rivolge l’invito a seguirlo per sentieri stretti ma affascinanti dall’amore donato e offerto gratuitamente. La voce di Maria Maddalena continua a risuonare e, da Firenze, si allarga al mondo intero: «Venite ad amare l’Amore!».
Data recensione: 20/05/2007
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Giovanni Grosso