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Ancora a oggi a distanza di 400 ani dalla morte (il 25 maggio del 1607) la sua vita rappresenta un mistero. Spesso ricordata per le numerosissime estasi (400 in tutto) che la

Ancora a oggi a distanza di 400 ani dalla morte (il 25 maggio del 1607) la sua vita rappresenta un mistero. Spesso ricordata per le numerosissime estasi (400 in tutto) che la portarono quasi alla follia, Maria Maddalena de’ Pazzi, come ha spiegato monsignor Stefano Manetti, rettore del Seminario Arcivescovile di Firenze, «è espressione della genialità fiorentina». Saranno proprio le sale del Seminario Arcivescovile che l’accolsero anche in vita, ad ospitare (da oggi fino al 20 luglio) la mostra iconografica Maria Maddalena de’ Pazzi. La Santa dell’Amore non amato, organizzata in occasione dell’anniversario della morte, le cui celebrazioni prenderanno il via stamani (alle 11) a Palazzo Strozzi. 28 i dipinti esposti (dei secoli XVII e XVIII), accanto ai quali anche due grandi legni. Ma le cose più curiose sono un paio di scarpine, una cuffia e un guanciale su cui morì la Santa: tutti effetti personali che fanno parte delle 14 reliquie in mostra. I dipinti – come la salma della Santa che oggi sarà esposta alla mostra – vengono dal monastero delle suore carmelitane di Careggi, ad eccezione di alcuni olii su tela provenienti dal Museo dell’Opera del Duomo di Prato, dall’Abbazia di San Miniato al Monte, dalla Galleria degli Uffizi e da tre collezioni private. Parte di queste opere sono state appena restaurate. Solo parte perché, come succede, «i fondi non sono bastati per poter intervenire su tutte», ha sottolineato Mirella Branca, funzionaria della Soprintendenza al Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico. Le risorse, messe a disposizione da Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Seminario Arcivescovile, ammontavano a circa 40mila euro. Tuttavia la mostra propone anche una vera «chicca»: l’affresco di Bernardino Poccetti che raffigura Cristo confortato dagli angeli dopo le tentazioni nel deserto, finito di restaurare da pochi giorni. La mostra, curata da Piero Pacini (così come il catalogo edito da Polistampa) documenta i 3 principali momenti dell’evoluzione spirituale e iconografica: l’ascesi mistica, gli anni della Beatificazione e la Santa intesa. «Maria Maddalena – spiega monsignor Manetti – chiude il ’500, l’epoca d’oro rinascimentale, quella di Leonardo e di Michelangelo e apre il ’600, il secolo del divorzio tra Chiesa e Stato e la rovinosa ‘Guerra dei trent’anni, della scienza di Galileo e di Cartesio. Le sue estasi sono avvenute qui, in San Frediano. A differenza di S. Caterina da Siena e di S. Teresa d’Avila la sua figura non ha avuto un’incidenza sociale e storica. La sua particolarità sono state proprio queste estasi raccontate nei 5 volumi dettati dalla stessa Santa in rapto, cioè in preda alle esperienze mistiche».
Data recensione: 19/05/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
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