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Nel 1982 uscì Ratafià e Ghirighio, ebbe successo e fu presto esaurito o: conquistò anche un importante riconoscimento al premio internazionale Usti «Un libro per il turismo» . Oggi, a 25 anni di distanza, Polistampa offre una nuova edizione del volume di Uberto Mannucci e Pietro Vestri, non solo per rimetterlo di nuovo in libreria dove manca da tempo e spesso è richiesto, ma anche per fare il punto della cucina pratese nella quale molte cose sono cambiate essendo cambiata la città. Il libro, che ebbe i meriti di rompere una prolungata lacuna nella memoria e di riproporre una dimenticata serie di ricette della cucina pratese, restituisce l’idea sia del cibo che di usi, costumi e tradizioni di una città toscana unica nel suo genere. È stato intitolato Ratafià e Ghirighio perché con due vocaboli ormai oscuri si raccoglie l’alfa e l’omega della cucina pratese, due alimenti che il tempo ha cancellato dalla bocca e dalle tavole. Il ‘ratafià’, bevanda di dame e cavalieri del Settecento modestamente alcolica e molto fruttata, e il ‘ghirighìo’, oscura parola che potrebbe richiamare alla mente formule di maghi e apprendisti stregoni e che invece non è altro se non il meraviglioso sapido indimenticabile castagnaccio.
Data recensione: 11/05/2007
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: ––