È il personaggio politico più noto del Paese ed è, soprattutto, l’emblema del nuovo corso della Grecia. Non a caso fu proprio lei, Dora akoyannis, a gestire da sindaco l’evento che
È il personaggio politico più noto del Paese ed è, soprattutto, l’emblema del nuovo corso della Grecia. Non a caso fu proprio lei, Dora akoyannis, a gestire da sindaco l’evento che mostrò la svolta ellenica agli occhi del mondo: le Olimpiadi di Atene
2004. La portata simbolica di quei giochi, che
la Bakoyannis visse da sindaco della capitale,
è tale da essere argomento di un intero capitolo
del libro La Grecia contemporanea, scritto
dallo studioso del Mediterraneo orientale
Rudy Caparrini. E il volume, in uscita in questi
giorni, è suddiviso in due sole macroaree:
una che affronta i mutamenti politici, sociali
ed economici del Paese; l’altra dedicata –
appunto – ai giochi di Atene. Il fatto che
Bakoyannis fosse sindaco in quel frangente
(fu eletta nel 2002 con il 60 per cento dei voti)
potrebbe essere letto come una mera coincidenza
se non fosse che gli anni che hanno preceduto
quell’estate e quelli che sono seguiti
raccontano la vicenda di una donna la cui col locazione nella storia del Paese è tutt’altro che casuale.
Figlia dell’ex premier Costantino Mitsotakis, vedova del
deputato del partito di centrodestra Nuova Democrazia,
Pavlos Bakoyannis, Dora ha raccolto quest’eredità familiare
nel 1989, all’indomani dell’assassinio del marito, e ne
ha fatto un’esperienza originale, senza precedenti in Grecia
e con pochi esempi paralleli in Europa e nel mondo. «Io
non credo – spiega in un’intervista a Io Donna di questa
settimana – che il sesso abbia un peso decisivo. Alla fine il
traguardo si conquista con l’abilità: con la capacità di
visione». A poco più di 50 anni è – si diceva – il politico più
noto fra i connazionali, la prima donna a ricoprire l’incarico
di ministro degli Esteri, la versione greca e femminile
della nuova generazione di politici di destra che sta affascinando
l’Europa, da Sarkozy a Cameron. Come i colleghi
comunitari Dora Bakoyannis guarda avanti, con posizioni
aperte e non per questo non rigorose, contribuendo a scalzare
i luoghi comuni che vorrebbero i greci vittime di torcicollo
rispetto al loro glorioso passato. Anche questo è
argomento del libro di Caparrini, scritto insieme al siciliano
Ninni Radicini e all’italo-ellenico Vincenzo Greco.
Mentre il primo analizza l’evoluzione politica interna dal
1974 a oggi, spiegando come si è giunti al consolidamento
del bipolarismo, il secondo si concentra proprio sui temi
che hanno caratterizzato la politica estera nell’ultimo trentennio:
le relazioni con la Turchia, la questione di Cipro,
l’adesione della Grecia all’Unione europea, il contenzioso
per la Repubblica di Macedonia.
Dal 14 febbraio dello scorso anno anche su questi argomenti
a dettare la linea è Bakoyannis. Aperta su temi spinosi
come i rapporti con i Balcani, Cipro e la Turchia, che
vedrebbe bene entro i confini europei, il ministro degli
Esteri greco precisa però che il suo «è un sì condizionato.
Non credo che il problema sia il fatto che la Turchia è un
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Il ministro degli Esteri greco, Dora Bakoyannis Paese musulmano – precisa – Ritengo che il punto centrale
sia la condivisione dei valori e dei principi. Quando fra
10, 15 o 20 anni la Turchia avrà compiuto tutti i passi
necessari non ci saranno problemi ad accoglierla nella
grande famiglia europea. Ultimamente il processo va a
rilento, ma tutti dobbiamo incoraggiare Ankara a procedere
più speditamente». Pragmatica nelle posizioni e idealista
nei riferimenti valoriali, Bakoyannis sventola il suo
orgoglio comunitario, rivendica la bontà della via europea
alle dinamiche mondiali: «A volte mi irrita il ritornello
sulla debolezza dell’Ue, su ciò che non è in grado di
fare. Vorrei si parlasse di più di ciò che ha fatto».
Potrebbe essere lei stessa, d’altra parte, a firmare una
nuova “opera” compiuta nell’Ue. L’ultimo contenzioso
irrisolto che esiste all’ombra di Bruxelles, infatti, è proprio
quello che interessa Cipro. L’isola ha due diversi governi:
la Repubblica di Cipro, che rappresenta i greco-ciprioti ed
è riconosciuto da tutti i Paesi del mondo, e l’esecutivo turco-
cipriota riconosciuto solo da Ankara. Anche le Nazioni
Unite, con l’allora segretario generale Kofi Annan, tentarono
una soluzione, che però si rivelò fallimentare. La proposta
dell’Onu nel 2004 in Grecia offrì lo spunto per un
referendum sulla riunificazione. La popolazione la rigettò
e l’allora ministro degli Esteri Molyviatis non le fece sponda,
sapendo di non avere la popolarità necessaria per
sostenere l’impatto di una posizione del genere. Bakoyannis,
invece, quella popolarità ce l’ha e potrebbe farla valere
per venire a capo di un contenzioso che esiste dal 1974.
E la faccenda non ha solo un carattere politico-diplomatico.
La sua soluzione consentirebbe, infatti, di risparmiare
enormemente sulle spese militari e investire in sviluppo,
come sostenuto anche dal primo ministro Costas Karamanlis,
contribuendo a consolidare una volta per tutte il
nuovo corso della Grecia contemporanea.
Data recensione: 19/04/2007
Testata Giornalistica: Secolo d’Italia
Autore: Annamaria Gravino