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Riscatta completamente questo genere letterario il romanzo di Renzo Manetti Il segreto di San Miniato. L’impianto, sostanziato dalle medievali vicende di un ebreo

… Riscatta completamente questo genere letterario il romanzo di Renzo Manetti Il segreto di San Miniato. L’impianto, sostanziato dalle medievali vicende di un ebreo fiorentino dall’infanzia alla morte, è quello della crescita iniziatica che prevede tutti gli atti del percorso.
Vi si parla infatti dell’unione archetipica del maschile con il femminile (anche qui una Miriam come il femminino di Meyrink), della fede nel Dio unico sovra-religioso, della lotta del bene contro il male, della percezione ultranormale fatta di veggenze, dello studio alchemico, del Graal e di altro, molto altro.
La differenza profonda, con quanto l’editoria ha fino ad ora prodotto, sta nella conoscenza ampia e matura dell’autore nei confronti della materia trattata con raffinata capacità comunicativa, senza alcuna indulgenza verso il fumoso sensazionalismo.
Per questo suo impegno riesce a parlare dell’indescrivibile, spesso ricorrendo ad accenti di pura poesia. Il fatto è che crede profondamente in ciò di cui romanza, non solo, ma conosce molto bene e tutt’altro che affrettatamente la storia maggiore in cui cela gli eventi.
Va anche detto che parlare di storia semplicemente è riduttivo in questo caso, perché la storia cui Manetti si riferisce non è quella di un popolo o di un luogo, ma tutta la storia dell’occidente cristiano e delle sue fondamentali propaggini nell’oriente della Terra Santa.
Piacevole è il ritrovare personaggi conosciuti per aver lasciato tracce significative di sé nelle cronache, nell’arte o nella letteratura. Resi umani ed appassionati da una penna che crede nella vittoria del bene sul male e nel kalòs kai agathòs, popolano le oltre quattrocento pagine con personalità ben distinte e nettamente delineate.
Viaggiano, combattono, si incontrano, si lasciano, amano e muoiono creando un ampio affresco diacronico, in cui gli eventi sembrano intercettati miracolosamente da un osservatore capace di sfondare la barriera del tempo passato.
Le pagine dedicate all’architettura e alla geometria sono esempi di straordinario amore per la materia ed illuminano con i bagliori di un sapere originale, ricco di riferimenti alla filosofia neoplatonica e di consumato studio analitico, certamente costruito sul campo. Nella limpida spiegazione del procedimento per ottenere la quadratura del cerchio, la semplicità delle cose vere scioglie con naturalezza ogni antico retaggio misterico. Mentre dominano i fatti come protagoniste occulte e sempre risolutive, le mistiche armonie della basilica di San Miniato, vero grande amore dello scrittore.
Il crescendo di toni che marca il procedere del romanzo, alla fine conduce il lettore ad una pacificata catarsi.
Data recensione: 01/03/2007
Testata Giornalistica: Officinae
Autore: ––