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«L’Universale non era a San Frediano, ma al Pignone!» Con questa affermazione Matteo Poggi - autore del libro “Breve storia del cinema Universale” giunto ormai alla terza edizione -

Breve storia del cinema più “malfamato” di Firenze. La vespa in sala e l’invasione dei rospi«L’Universale non era a San Frediano, ma al Pignone!» Con questa affermazione Matteo Poggi - autore del libro “Breve storia del cinema Universale” giunto ormai alla terza edizione - ha dato inizio a un’esilarante serata rievocativa dei misfatti e delle leggende del cinema più discusso (“più malfamato” ha scritto qualcuno) di Firenze. Quando, tra gli anni settanta e ottanta, la maggior parte dei cinema italiani proponeva nelle sale le “ciocce della Fenech”, al cinema Universale - su richiesta, inserendo nell’apposita cassetta il titolo - si potevano guardare “oltre la cortina di fumo”, i film che sono diventati dei veri cult della cinematografia italiana e straniera. L’Universale si proponeva come cinema assai atipico, poichè non era un luogo frequentato da intellettuali, ma un punto di ritrovo dei ragazzi “non bene” di Firenze, che tra una sigaretta e un lancio di lattina, usavano le frasi celebri dei film nel linguaggio di tutti i giorni.
I giovani di ben tre generazioni si sono rispecchiati in quelle storie che vedevano passare sullo schermo gigante: così il gol di Pelè in “Fuga per la vittoria” veniva interpretato dai tifosi come la rivincita della Fiorentina sulla Juventus, mentre il tradimento di Dustin Hoffman ne “Il laureato” fu vissuto da un certo Simone come una questione di principio, tanto intima e personale da sfociare in una tragicommedia con lui affacciato sulla finestra di camera con una pistola giocattolo puntata sulla vicina di casa impicciona.
Per un altro giovane del Pignone invece è stato il film “Harold e Maude”, a cambiare il suo destino: tra il primo e il secondo tempo conobbe quella che sarebbe stata ed è ancora dopo 26 anni la donna della sua vita. Poi le leggende: chi non ha sentito dire di quel tipo che un giorno entrò al cinema in sella alla sua vespa percorrendo la sala in lungo e in largo? O cosa dire di Dimitri: l’unico che anche in inverno andava al cinema in ciabatte e calzoncini e uscendo diceva, qualunque film fosse stato proiettato, “però bello!”. E quella sera che i fedelissimi dell’Universale si trovarono su una strada di campagna invasa dai rospi e per evitare la sicura strage decisero di trasferire gli anfibi nell’unico luogo che amavano? Si dice che anche i rospi, rimasero a occhi spalancati a guardare quello spettacolo. Per mandarli via, dovettero aprire tutte le porte di emergenza del cinema.
Tra i frequentatori dell’Universale, proprio a testimonianza di quanto quest’ultimo ha fatto storia, si ricorda anche Leonardo Pieraccioni: chissà quanti aneddoti presenti nei suoi film sono stati influenzati dalle serate passate in quel luogo. A proposito di cinema: all’autore è stato da poco richiesto di fare da consulente per la realizzazione di un telefilm sull’argomento. Il regista che si è interessato alla sceneggiatura è Federico Micali. Tra le inedite curiosià rilasciate da Matteo Poggi: la consuetudine di alcuni medici di lasciare il numero del cinema come “reperibilità”; ad ogni chiamata era la signorina dei biglietti che si occupava di cercare e di avvertire il medico.
Il cinema Universale nel 1989, dopo la morte del gestore, è stato chiuso, gli ambienti sono stati trasformati in discoteca e tra poco saranno demoliti per lasciare spazio a un nuovo quartiere residenziale. Finisce un’epoca, ma non si esauriscono i ricordi; ai lettori curiosi la possibilità di riviverli attraverso il libro pubblicato da Polistampa.
Data recensione: 30/03/2007
Testata Giornalistica: Metropoli
Autore: Graziella Cirri