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’’Detesto Firenze pidocchiosa cenciosa, eleganza a cinque braccia una lira. Addormentata, ruffiana citta’, dei Pescietti Caroti e compagni (...) Popolo di

Firenze, 20 mar. - (Adnkronos) - ’’Detesto Firenze pidocchiosa cenciosa, eleganza a cinque braccia una lira. Addormentata, ruffiana citta’, dei Pescietti Caroti e compagni (...) Popolo di gonzi, gente che avete da fare un lungo passo indietro e migliaia in avanti per sgranchirvi riprendervi ed entrare nella realta’, non vi accorgete quanto vi odio, quanto non vi possa vedere? La guerra, la febbre, non bastano, una buona stirata di coscienza ci vuole! Coglioni svegliatevi, un pezzetto di carta che voli per aria; immobili restate a guardarlo, senza sentire l’urtoni e l’ingiurie che vi lancio’’. E’ la violenta e provocatoria prosa giovanile, fino a oggi inedita, dello scrittore e pittore Ottone Rosai (1895-1957), indirizzata ai suoi concittadini fiorentini, scritta quando aveva intorno ai 24-25 anni, scritto intorno al 1919. Il documento intitolato ’’Si salvi chi puo’’’, dal carattere decisamente antisocialista, populista e nazionalista, viene pubblicato, in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Ottone Rosai, nel nuovo fascicolo de ’’Il Portolano’’, trimestrale di letteratura dell’editore Polistampa di Firenze, diretto da Francesco Gurrieri ed Ernestina Pellegrini. E’ l’esperienza della prima guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra a orientare la vis polemica del gia’ futurista Rosai, osserva Giuseppe Nicoletti, curatore del saggio che contestualizza il brano inedito tratto da un fascicolo manoscritto composto di 46 facciate piu’ un indice. Un paio di altri brani di quel manoscritto apparvero sulla rivista fiorentina ’’Lacerba’’, diretta da Ardengo Soffici e Giovanni Papini, nel 1914.
Data recensione: 20/03/2007
Testata Giornalistica: Adnkronos
Autore: ––