chiudi

ADESSO CHE TUTTO si è compiuto, adesso che lui non c’è più e che molto inchiostro è stato versato, vogliamo anche noi raccontare, seppur con molti limiti, la personalità di Alberto Caramella,

Si levò la toga ed aprì la Casa della LuceADESSO CHE TUTTO si è compiuto, adesso che lui non c’è più e che molto inchiostro è stato versato, vogliamo anche noi raccontare, seppur con molti limiti, la personalità di Alberto Caramella, scomparso pochi giorni fa in una clinica fiorentina, dopo aver lottato come un leone contro una malattia lunga quarant’anni.
Il segno distintivo della vita di questo grande personaggio fiorentino, è stato in un certo senso la lotta, la caparbietà, l’assoluta certezza che le cose in cui credeva si sarebbero avverate.
Nella prima parte della sua vita Alberto Caramella, nato nel 1928, era stato un avvocato civilista tra i più conosciuti a Firenze. Alla fine degli anni Novanta decide di smettere i panni dell’uomo di legge per indossare quelli adesso più consoni, del poeta. Credeva nella poesia Alberto Caramella. Credeva che potesse elevare gli uomini, il loro spirito. Ce lo confessò proprio durante una visita alla Nazione, per annunciare, a noi per primi, che avrebbe cambiato tutto. E senza nessun rimpianto. Ed è qui che ci parlò di questo progetto fantastico e pazzo insieme, di questa nuova cosa, della Casa della Luce, destinata alla Fondazione Il Fiore. Nella sua mente c’era già scritta la sceneggiatura del film della sua nuova vita.
Ha avuto una grande fortuna Alberto Caramella: una famiglia, una moglie, figli fantastici che l’hanno sempre appoggiato incondizionatamente nonostante tutto sembrasse incredibile, pazzesco fuori del mondo. Sapevano con chi avevano a che fare, sapevano del suo essere vulcanico, della sua tendenza al mecenatismo. Conoscevano meglio di tutti quella mente fertile alla ricerca continua di novità, assetata di cultura, di parole. La sua Fondazione si costituì il 3 aprile 1997 a Firenze, vicinissimo a casa sua sulle colline di Bellosguardo. Ce lo disse poco prima di aver trovato la sede. Anche questa incredibile, geniale. Fuori lasciò le sembianze di una casa colonica e dentro la svuotò delle pareti inutili, dei muri fatiscenti del tardo Novecento delle travi a vista. E volle scale e pavimenti di vetro dove camminare. Volle tavoli-non tavoli a forma di ali d’aereo, trasparenti, dove sedersi, dove non esisteva un posto di comando ma si poteva guardarsi negli occhi e comunicare emozioni. Volle in giardino una specie di anfiteatro ultramoderno, dove condividere momenti e grandi incontri di poesia. Riuscì a convincere tutti: si occupò di promuovere la poesia testimoniandola con la personale presenza dei poeti invitati, chiamati da tutto il mondo ad esprimersi nella lingua originale - quando non siano stati di madrelingua italiana - e contestualmente tradotti. Presentava contestualmente i testi, i poeti e il senso universale della loro poesia nella casa che per questo si chiamò «Casa della Poesia». Solo per citare alcuni ospiti della Fondazione: Derek Walcott, Mario Luzi, Adonis Ali Esber, Mark Strand, Giovanni Raboni, Alessandro Parronchi, Valerio Magrelli, Bernard Noel, Brigitta Trotzing, Patrizia Valduga, Giuseppe Conte e altri poeti. E, a sua volta anche lui poeta, vanno ricordate anche alcune opere di Alberto Caramella. Opere che hanno cominciato ad emergere da «una vita in poesia», secondo la definizione di Giorgio Luti. L’elenco non arido dei titoli: «Mille scuse per esistere»; «I viaggi del Nautilus»; «Lunares Murales»; «La Casa della Luce - Il Futuro cerca il Futuro»; «Il soggetto è il mare»; «Interrogazione di poesia»; «Cartella di vacanza»; «La nuova città di Scandicci si specchia con Firenze (una proposta tra poesia e architettura) - The new city of Scandicci finds a mirror in Florence (a proposal between poetry and architecture)»; «Pulizia, o del percezionismo»; «Il libro liberato». Della sua opera vi sono testimonianze nel sito della Fondazione il Fiore, fondazione che proprio quest’anno compie i suoi primi dieci anni: www.fondazioneilfiore.it
Tantissime, e impossibile da citare tutte, le iniziative che si sono succedute alla Fondazione Il Fiore, tutte aperte al pubblico. Alberto Caramella era un uomo molto generoso che amava il prossimo, che amava giocare con le parole. Quando Mario Luzi fu nominato senatore a vita ci disse: «Sono felice della notizia che gli sia stato finalmente attribuito il laticlavio di senatore nell’occasione del suo prossimo novantennio. Ciò accade tardivamente per un verso, ma per un altro tempestivamente e appropriatamente». E un giorno di un paio di anni fa ci comunicò con una telefonata che aveva deciso: si sarebbe ritirato dalla fondazione Il Fiore. Perchè?, gli domandammo «Non avrei mai voluto essere il presidente - ci rispose - se le circostanze non me lo avessero imposto. Ho 77 anni e non mi sento più di continuare. La Fondazione ha bisogno di forze nuove di assicurarle un futuro. Per questo ho affidato a Maria Grazia Beverini del Santo la presidenza. E per garantire la continuità come vice ci sarà mio figlio Davide Caramella».Così disse il grande mecenate fiorentino: nel suo nome oggi tutta la responsabilità di quel meraviglioso cenacolo di poesia che ci sarà da domani in poi nella sua collina, a Bellosguardo.
Data recensione: 18/03/2007
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Titti Giuliani Foti