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Questo libro-disco, da raccomandare a genitori e insegnanti, è il risultato di una felice sinergia. Si tratta della riedizione integrale di un testo pubblicato nel 1907 (in prima edizione) da

Questo libro-disco, da raccomandare a genitori e insegnanti, è il risultato di una felice sinergia. Si tratta della riedizione integrale di un testo pubblicato nel 1907 (in prima edizione) da Giovanni Giannini, curata e integrata da Ester Seritti e corredata da un CD elaborato da Daniele Poli. Trattandosi, inoltre, di una raccolta di documenti della tradizione popolare la collaborazione va ovviamente allargata a quei/quelle testimoni della cultura contadina che cantarono, raccontarono e recitarono per l’uno e successivamente per l’altro i loro repertori.
Raccontiamo quindi la storia e i contenuti di Scioglilingua, Indovinelli-Passerotti, Giuochi, Canzonette, Filastrocche e Stornelli popolari, un libro con un titolo lunghissimo (come usava nei secoli passati) che suona già di per sè come una festa.La storia del libro
Giovanni Giannini (1867-1940) è stato uno di quegli appassionati folkloristi che, nel periodo a cavallo tra i secoli XIX e XX, si adoperarono per rendere note le differenti culture locali del nostro paese. Il suo ambito di ricerca etnografica fu essenzialmente la Toscana. Docente di Lettere, aveva nella didattica della lingua italiana (questione nevralgica nel periodo post-unitario) un ulteriore campo di riflessione. In altre parole i suoi interessi coniugavano l’apprezzamento per le scuole locali con la sensibilità verso la diffusione nelle scuole della lingua nazionale. Come afferma Cesare Musatti, zio del famoso psicanalista: “C’è caro ripeterlo, il prof. Giannini s’è dimostrato con queste pagine non soltanto nuovamente un folklorista assai esperto, ma benanco un perfetto educatore”. Non è quindo un caso che si sia dedicato alla realizzazione di una raccolta di repertori infantili.
La rilevanza pedagogica dei repertori popolari di e per l’infanzia è stata uno dei punti centrali dell’approccio pedagogico di Ester Seritti. Docente di Educazione musicale e poi di Propedeutica musicale presso l’Istituto “Peri” di Reggio Emilia, Ester è sicuramente una delle figure di maggior rilievo per la ricerca pedagogico-didattica sulla musica in Italia. L’etnomusicologia applicata alla didattica è stata uno dei suoi tanti campi di interesse (personalmente l’ho conosciuta alla fine degli anni Settanta quando seguivamo insieme i seminari di Etnomusicologia organizzati da Diego Carpitella presso l’Accademia Chigiana). Ha usato regolarmente, tra le prime in Italia, i riferimenti alle culture musicali del mondo durante il suo lavoro e ha dedicato all’uso scolastico dei repertori popolari infantili dell’Italia centrale un libro uscito nel 1980 per l’editrice Suvini-Zerboni e curato insieme a Roberto Goitre Canti per Giocare.
Fu proprio durante il lavoro di ricerca che poi sfociò in Canti per Giocare che Ester Seritti “incontrò” il testo di Giannini. Nella sua Presentazione al volume racconta delle difficoltà per procurarsene una copia. Il corpus di filastrocche, giochi e canti, però, mancava di qualunque riferimento musicale. Giannini si preoccupò di raccogliere e assicurare alla storia i testi dei canti, ma non le loro melodie. In quel periodo era frequente che gli studiosi di folklore mostrassero disinteresse nei confronti dei caratteri musicali di quella che veniva definita “poesia” popolare. Nel caso di Giannini, però, ho qualche dubbio che si trattasse di semplice indifferenza. Nell’Avvertenza egli afferma chiaramente che il suo lavoro è «fatto non con intento demopsicologico, ma con lo scopo pratico di giovare all’educazione intellettuale dei bambini nella loro tenera età». Il libro è pensato per essere usato, e Giannini inserisce diverse note con suggerimenti per l’esecuzione in cui compare il verbo “cantare”. Probabilmente quindi se non ritenne necessaria la scrittura delle musiche fu perchè, ancora a inizio Novecento, la prassi di cantare nelle famiglie era vitale e un certo numero di melodie utili all’intonazione di canti-gioco erano conosciute ai più.
Quando Ester Seritti ha recuperato il lavoro di Giannini, alla fine degli anni Settanta, le cose non erano più così e la mancanza di qualunque riferimento melodico avrebbe reso pressochè inutilizzabili una buona parte dei documenti. Ester Seritti allora, ripercorrendo le strade del vecchio folklorista, ha incontrato uomini e donne che ricordavano i canti contemplati nella raccolta. Tra questi c’era anche una nonnetta centenaria che era stata intervistata da Giannini.
Le melodie quindi completano ora il libro. Le troviamo in due forme: trascritte ad opera della stessa Seritti e cantate in un delizioso e intelligente arrangiamento fatto da Daniele Poli che è possibili ascoltare nel CD allegato.I contenuti del libro
La raccolta è articolata in: Scioglilingua, Filastrocche e storielle per imparare a distinguere una cosa dall’altra ed Esercizi di nomenclatura, Esercizi di memoria, Indovinelli, Passerotti (ovvero indovinelli burleschi), Giuochi fanciulleschi, e, a conclusione, una descrizione dell’alfabeto muto tratta da una raccolta di Giuseppe Pitrè (perchè il Giannini integrò il testo con documenti presi anche da altri autori). Tutti in un contesto all’occorenza ulteriormente italianizzato, o tradotti in italiano: non dimentichiamo che Giannini era italianista. Alcuni dei documenti sono abbastanza noti, ma la maggioranza sarà una novità per i lettori di oggi.
L’idea di Giannini di proporre repertori tradizionali da accogliere nei processi educativi è pienamente sposata da Ester Seritti e da Daniele Poli. Le motivazioni pedagogiche illustrate da entrambi nelle rispettive Presentazioni sono varie e convincenti.
Ester Seritti fa appello alla dimensione affettiva dei repertori per bambini. Essi sono in grado di stimolare quel «rapporto dialogico e giocoso tra adulto e bambino» che sovente si perde nelle nostre famiglie. Dei repertori popolari per l’infanzia Ester Seritti ricorda inoltre le potenzialità educative sul piano ritmico-motorio e vocale. Ma insite sulla necessità di accostarsi ad essi in modo educativo: «Il linguaggio arcaico non si può riproporre oggi a largo raggio e i numerosi riferimenti a un mondo contadino, piuttosto lontano da noi, vanno indubbiamente selezionati e dosati». I due punti di riferimento sono due grandi della nostra storia letteraria, Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino, che seppero amare e valorizzare la cultura contadina vedendone i valori e i significati rilevanti anche per l’attualità.
Nel segno di una delle possibili riletture dei canti vanno considerati, quindi, gli arrangiamenti proposti nel CD da Poli, che si è valso della collaborazione di altri musicisti, molti dei quali del suo gruppo “Tuscae Gentes”, e di voci di bambini. L’idea chiave dell’interpretazione del musicista toscano è l’utilizzo di uno strumento vario e inconsueto usato con delicatezza e creatività: oggetti sonori, strumenti antichi e delle tradizioni popolari, ma anche strumenti didattici. Poli è partito dall’opinione che il bambino è «più stimolato all’ascolto, grazie alla curiosità per certi strumenti particolari, varietà timbriche e accostamenti inusuali». Innamoratosi, così come Ester Seritti, del repertorio proposto da Giannini, Poli, che pure ha avuto esperienze didattiche, si è impegnato perchè esso potesse avere «una seconda giovinezza» in realtà come le scuole, i nidi, le ludoteche ecc.
Operazione intelligente che coniuga musica, etnografia, storia e didattica, questo testo è dunque un invito, come dice Ester Seritti, a «coniugare il presente con il passato». Lei ci suggerisce di usare «con intelligenza e fantasia i molteplici mezzi che possiamo avere a disposizione, come ad esempio, i burattini, la grafica e persino il computer». Per chi conosce Ester, è evidente che dietro queste poche parole si nascondono mille idee, tutte mirate all’unico scopo di valorizzare i documenti in un abbraccio creativo con la sensibilità dei bambini.
Data recensione: 01/02/2007
Testata Giornalistica: Musica domani
Autore: Serena Facci