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Amavano i caffè, gli artisti. I locali. Alcuni vi passavano giornate intere. Nascevano discussioni e scelte che avrebbero fatto la storia dell’arte. A Firenze, i locali più noti erano il “Caffè Michelangelo

I locali amati dagli artisti: dalle Giubbe Rosse al MichelangeloAmavano i caffè, gli artisti. I locali. Alcuni vi passavano giornate intere. Nascevano discussioni e scelte che avrebbero fatto la storia dell’arte. A Firenze, i locali più noti erano il “Caffè Michelangelo” e “Le Giubbe Rosse”. A Parigi, spiccavano il “Lapin Agile” e “Les Closerie des Lilas”. A Roma, il caffè “Aragno”. Per alcuni, erano anche il luogo dove poter mettere qualcosa sotto i denti, casomai scroccandolo.
“A Firenze un buon numero di pittori prendeva a riunirsi sul finire degli anni quaranta al Caffè Michelangelo nell’allora via Larga, poi chiamata via Cavour. Mostravano bella sicurezza gli artisti affermati, i difensori appunto delle regole, gli altri facevano da corona, ma nel giro di qualche anno cominciarono a farsi notare giovani insofferenti che parevano affascinati da strane idee. Ma chi erano questi giovani e a cosa miravano veramente?”
Si parla della prima metà dell’Ottocento. Il caffè è il luogo dove accade di tutto. Un palcoscenico entusiasmante, una vetrina.
Un’infinità di storie che Fabrizio Misuri racconta in “Artisti al caffè”. Storie di pittori dell’Ottocento e del Novecento. I macchiaioi e gli impressionisti, i futuristi e i metafisici. Cronache curiose, aneddoti, vite in pubblico e in privato. Amori, odi, difficoltà.
A raccontare è un poeta, collezionista di opere d’arte morto nel 2002 a Firenze. Un’opera postuma. Nato a Siena nel 1945, Fabrizio Misuri ha saputo indagare nel mondo da lui amato intensamente e a restituircelo con dovizia di particolari.
Data recensione: 19/03/2007
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio