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Entrati nella Galleria degli Uffizi, quando ci si trova ancora nell’anticamera di quello che migliaia di visitatori considerano il cuore vero e proprio del museo, le sale dedicate al Rinascimento, ci si

Entrati nella Galleria degli Uffizi, quando ci si trova ancora nell’anticamera di quello che migliaia di visitatori considerano il cuore vero e proprio del museo, le sale dedicate al Rinascimento, ci si imbatte in un dipinto, meno famoso, certo, della Venere di Botticelli, ma che non manca di catturare lo sguardo più attento. Siamo nella sesta sala, prima di incontrare i capolavori immortali di Masaccio, Beato Angelico, e poi Raffaello, Michelangelo, Tiziano.... Vicino ad opere come l’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano e l’Incoronazione della Vergine di Lorenzo Monaco, c’è un altro ritratto della Madonna, che si fa notare per la grande tenerezza che ispira. In quest’opera, infatti, Maria non siede su di un trono, non è circondata da Angeli, né è attorniata da gruppi di figure che la adorano. Intorno a lei, anzi, non appare anima viva, fatta eccezione per il piccolo Gesù, che, però, non è raffigurato statico, immobile, ma mentre succhia il latte dal seno materno. Il titolo del dipinto è la Madonna dell’Umiltà, opera attribuita a Tommaso di Cristoforo Fini, meglio noto come Masolino da Panicale. Il nome è dovuto al fatto che la Vergine è seduta praticamente per terra, appoggiata solo su di un cuscino. La sua figura, che trasmette dolcezza con il gesto e nei tratti del viso, è morbida ed elegante, nel flessuoso ritmo delle pieghe della veste.
La rappresentazione di Maria intenta ad allattare al figlio è il tema del libro Madonna del Latte- la sacralità umanizzata ( edizioni Polistampa), a cura di Paolo Berruti. Il filo conduttore del volume è esattamente questo tipo di iconografia, che nasce nel 1300 e, anticipando la dimensione rinascimentale/umanistica, segna il passaggio da una religiosità aulica, distante, ad una più vicina, quotidiana, persino colloquiale. E’ il simbolo di una pittura che si fa veicolo della fede per una parte più ampia della società, attraverso un tipo di raffigurazione che trova immediato riscontro nella sfera emotiva popolare. Che cosa c’è, infatti, di più comune, umano, di una madre che allatta il bambino? E’ immagine universale di tenerezza, che facilita l’immedesimazione e avvicina l’elemento sacro a chi osserva il ritratto.
Questo nuovo modo di dipingere la Vergine nasce nel trecento in Toscana. Nel libro, è raccontata bene la genesi di questa rivoluzionaria iconografia. Dapprima in scultura, poi anche in pittura fanno la loro comparsa, fin dai primi decenni del XIV secolo, alcune opere innovative. In un primo momento, è il gioco di sguardi tra madre e figlio a creare un rapporto esclusivo, un’attenzione assoluta, che isola le altre figure (quando ci sono). La tenerezza, l’amore per il bambino (e del piccolo per la madre), racchiusi nell’atto di guardarsi, prendono il posto delle austere posture tradizionali, e arrivano, infine, ad esplicitarsi in quella raffigurazione immediata e genuina della maternità, che è il gesto dell’allattamento.
Il volume analizza questa evoluzione in particolare attraverso le espressioni dell’arte. In 182 pagine, il tracciato viene seguito per mezzo degli interventi di molti autori, a vari livelli: da quello più strettamente figurativo a quello psicologico, fino a risalire agli archetipi della rappresentazione della maternità ( si pensi a Iside che allatta Horus nell’antico Egitto).
L’ottica è quella interdisciplinare, consueta nella collana Nodi e snodi-percorsi dell’umano. Dopo una illuminante premessa di Giafranco Ravasi, che fissa le coordinate del viaggio, il libro si articola in otto contributi che analizzano il tema da punti di vista differenti. Completano il volume altre otto brevi schede, dedicate ad aspetti particolari, come, per esempio, alla ricomparsa della figura della madre che allatta in alcune opere del novecento, o alle “pocce lattaie” toscane o ancora all’analisi di opere singole. Nelle ultimissime pagine, trova spazio, infine, la riproduzione a colori di una serie di dipinti di varie epoche, che testimoniano alcune tappe del percorso del volume.
Madonna del Latte- la sacralità umanizzata Edizioni Polistampa. 182 pagine, 16 euro.
Data recensione: 15/02/2007
Testata Giornalistica: Il Sole 24 Ore.com
Autore: Marco Barbonaglia