chiudi

Ecco un poeta che trova nella «santità della ragione» blondeliana, una chiave d’oro per uscire dalla società moderna rumorosa come un girone infernale; il filo d’Arianna è

Ecco un poeta che trova nella «santità della ragione» blondeliana, una chiave d’oro per uscire dalla società moderna rumorosa come un girone infernale; il filo d’Arianna è il silenzio metafisico della poesia. Il punto di snodo è dato non dalla parola, siamo lontani e insieme vicini a Mario Luzi di «vola alta parola» e del «silenzio richiama la parola alla sua fonte». Corsinovi si ritrova nel silenzio religioso dell’immagine appena sfiorata…
«Ali di luna / discendono la notte in lento volo. // Fino a posarsi / oltre il silenzio bianche // sull’anima: è il pudore incarnato.
«Con mio padre e mia madre / vivevo il mio presepe. // Torna, a volte l’incanto»: è un quadretto serafico degno dell’Angelico pittore, solo il silenzio dorato lo commenta.
«Lucore di rose. / Dentro i cipressi i sogni / a sera fanno il nido»: è un delicato rifugio d’un’anima vibratile ai sentimenti umani dell’affetto più denso, beatitudine dell’humanitas amata.
La Preghiera finale, che commosse il Luzi, di questo poeta del frammento è come un vetro soffiato da esperto artigiano veneziano; egli geme sereno: «In Te Signore sempre / la mia dimora sia / […]. Nella semplicità / del passrero che canta / o tace per lodarti».
Questo volume di mistica poesia fiorita da una mente invasa dalla grazia della limpidità è come un silenzio di altri tempi che ritrova lo splendore della freschezza del fioretto francescano; un inno all’umiltà del vivere, abbandonati in Dio, come un petalo di rosa caduto dalla mano di un amore invisibile: nel silenzio - come diceva don Divo Barsotti - c’è la Presenza.
Data recensione: 01/10/2006
Testata Giornalistica: Rivista di ascetica e mistica
Autore: Pietro Zovatto