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Quando, nel 2001, vinse il premio Dino Campana, Alessandro Parronchi parlò della sua poesia come di un’antitesi alla società contemporanea: «La mia poesia non è

Era nato nel 1914, come Mario Luzi. Fu poeta, docente e critico d’arte Quando, nel 2001, vinse il premio Dino Campana, Alessandro Parronchi parlò della sua poesia come di un’antitesi alla società contemporanea: «La mia poesia è malinconica e triste. Oggi la tristezza non è ammessa. Ci sono solo visi sorridenti. Che ci sia da sorridere, poi, non so. La mia poesia non sorride, è memoria».
Parronchi, poeta e raffinato critico d’arte, si è spento ieri nella sua casa natale a 92 anni. Era nato il 26 dicembre 1914, lo stesso anno di Mario Luzi e con lui e con Pietro Bigongiari aveva dato vita al cosiddetto Ermetismo fiorentino. Nel 1938 si era laureato in Storia dell’arte e già allora intratteneva una fitta corrispondenza con Giorgio Morandi (venerato da lui come «un santo»), che verrà pubblicata nel 2000. Un’altra corrispondenza importante fu quella con Vasco Pratolini. Parronchi divenne professore universtario in Storia dell’arte medievale e moderna e traduttore di classici francesi («Quaderno francese» del 1989).
Tra le due guerre fu uno dei protagonisti della vita intellettuale ed artistica fiorentina riunita intorno ai caffè e a storiche riviste quali «Frontespizio», «Letteratura», «Campo di Marte», i cui impianti teorici erano ispirati da Carlo Bo, Oreste Macrì e Gianfranco Contini. Con Luzi, Bigongiari, Carlo Betocchi e Alfonso Gatto costituì di fatto una corrente letteraria ispirata all’ermetismo e a una concezione «pura» dell’espressione artistica, che si rifaceva agli ideali dell’«arte per l’arte». Questa «religione» dell’arte, che identificava vita e produzione poetica e che si ispirava ai simbolisti francesi Verlaine e Mallarmé e alla tradizione ermetico- decadente italiana di Campana e Rebora, consentì a diversi tra loro di non compromettersi con il fascismo e poi con la politica in genere.
La sua prima raccolta di versi, I giorni sensibili del 1941, si caratterizza per un’ansia d’inesauribile bisogno d’infinito che resterà in lui costante, e che nella successiva raccolta Un’attesa (1949) assumerà i connotati di una ricerca religiosa.
Dopo queste due sillogi e I visi (1943), Parronchi pubblicò Per strade di bosco e città (1954); Coraggio di vivere (1961); Pietra dell’atmosfera (1970); Replay (1980, raccolta con la poesia che dà il titolo alla raccolta dedicata al tema della morte); Expertise per Vittorio (1986), Climax (1990) e Quel che resta del giorno (2001, ora tutta la sua produzione è raccolta in due volumi da Polistampa). Ha inoltre pubblicato un libro su Giacomo Leopardi intitolato La nascita dell’Infinito (1989) e diversi studi su Dante.
Come critico d’arte i suoi maggiori interessi hanno riguardato i protagonisti dell’arte toscana del Quattrocento (Pollaiolo, Brunelleschi, Donatello), una piuttosto contestata lettura di Pietro Cavallini «discepolo di Giotto», una celebre lettura dedicata al «Polittico dell’Agnello mistico» per l’altare di Gand di Piero della Francesca, studi su Caravaggio e Leonardo Da Vinci scultore e sull’attività giovanile di Michelangelo. Si tratta, certo, di un universalismo di studi lontano dalle attuali metodologie di ricerca universitaria, dettato dalla passione e da una «idealistica» considerazione dell’arte come attività spirituale, fondata su intuizione ed espressione.
I funerali si svolgeranno domani, alle ore 15, nella Basilica di Santissima Annunziata a Firenze.
Data recensione: 07/01/2007
Testata Giornalistica: Corriere della Sera
Autore: Pierluigi Panza