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La gente comune, i vasi di fiori, i paesaggi di campagna; e poi ancora il Cristo crocifisso, l’alba e il tramonto, la corrida, le tigri.
Sono questi i soggetti preferiti dal pittore Mario Caciotti, immagini

Polistampa pubblica il catalogo della mostra calenzaneseLa gente comune, i vasi di fiori, i paesaggi di campagna; e poi ancora il Cristo crocifisso, l’alba e il tramonto, la corrida, le tigri.
Sono questi i soggetti preferiti dal pittore Mario Caciotti, immagini impresse sulla tela in uno sfavillare di colori e luci abbaglianti. A celebrare l’artista calenzanese esce nella collana diretta da Roberto Lunardi Testi e Studi il volume “Mario Caciotti. Genius Loci”, catalogo dell’omonima mostra allestita fino al 7 gennaio 2007 presso il nuovo Centro Espositivo del Comune di Calenzano in via Garibaldi 7 e curata dal professor Mauro Pratesi.
Il volume raccoglie 97 dipinti e 7 disegni eseguiti in quasi sessant’anni di carriera: un arco di tempo ampio nel quale è possibile individuare le diverse fasi espressive dell’artista. Caciotti ha iniziato a dipingere negli anni trenta quando era studente del pittore Oreste Zuccolini: a quel tempo ritraeva soprattutto ciò che si trovava intorno (un pagliaio, un vitello, le galline), gli elementi del paesaggio in cui era nato e cresciuto e da lui sempre fortemente amato.
La campagna di Calenzano diventa la sua ‘musa ispiratrice’, fino alla svolta espressionistica e alle grandi passioni per i volti e i ritratti, soprattutto degli umili, di coloro che non hanno nulla: uomini soli, emarginati e turbati dalla pazzia, lineamenti di gente semplice, segnati dal tempo e dalle sofferenze, come quelli del ciabattino, del carbonaio, del contadino. Le immagini esplodono letteralmente dalla tela in un turbinio di colori caldi e forti contrasti: la natura si manifesta in tutte le sue sfaccettature (l’alba, il tramonto, la notte, gli animali feroci), testimone della bellezza e al tempo stesso della crudeltà del mondo. Ma anche la sfera del sacro viene affrontata da Caciotti, che la rappresenta usando gli stessi mezzi diretti usati per la natura e per i personaggi: le Madonne e i Crocifissi comunicano tutta la sofferenza del sacrificio estremo di Cristo, sono estremamente umani nel dolore, ben lontani dalle pose ieratiche in cui generalmente venivano ritratti nell’arte sacra.
Mario Caciotti ha sempre creduto nell’ispirazione poetica come fonte vitale del lavoro e con le suggestioni dei suoi dipinti dai colori sconvolgenti, frutto del vigore violento della sua immaginazione, ha parlato un linguaggio semplice ma fortemente espressivo. Ed è proprio adesso, a maturità pienamente raggiunta, che la sua pittura dimostra la conquista di un’espressività fiorita proprio alle soglie della vecchiaia, frutto dell’indomito e costante lavoro di ricerca di chi non si è abbandonato, nonostante l’età, alle conquiste precedenti.
Data recensione: 29/12/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Tommaso Chimenti