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C’era davvero bisogno che qualcuno entrasse, con erudita passione di ricercatore, nel mondo dei simboli araldici di una città – in questo caso Firenze – e aiutasse il cittadino o il turista a

C’era davvero bisogno che qualcuno entrasse, con erudita passione di ricercatore, nel mondo dei simboli araldici di una città – in questo caso Firenze – e aiutasse il cittadino o il turista a comprendere il significato, l’origine, il perché, dei tanti stemmi che si vedono su edifici pubblici e privati, religiosi o laici, e che nel loro complesso rappresentano la storia locale, specialmente in periodi come il Medioevo e il Rinascimento. Lo ha fatto, con la sua solita bravura, con la sua ormai consacrata esperienza, di studioso e di ricercatore, l’amico Luciano Artusi, ben noto come divulgatore delle vicende e dei personaggi storici fiorentini con libri e articoli, più volte premiato con ambiti riconoscimenti, e molto conosciuto dai fiorentini anche per essere stato un personaggio e un organizzatore di quel Calcio in Costume che rievoca, specialmente con il suo suggestivo corteo, l’immagine della Firenze del passato, racchiusa nella sua cita di mura, raccolta intorno alle bandiere e ai gonfaloni, spavalda, fiera, guerresca, a fronte di qualunque nemico. “La coscienza dell’arredo urbano – ha scritto Luciano Artusi – come fonte documentaria della storia locale è stata la molla che mi ha fatto riflettere e quindi annotare con concretezza quelle insegne araldiche pubbliche, che molto spesso sono oggi semisconosciute. La ricerca affrontata ha lo scopo, appunto, di identificare tali stemmi ancora esistenti in palazzi, strutture pubbliche e private, al fine di avere un vero quadro di ambiente ricostruito intorno a tali imprese araldiche di marmo, di pietra, terracotta, o legno dipinto”. E così in oltre 270 pagine, passano sotto i nostri occhi centinaia di insegne, bandiere, gonfaloni, stemmi che sono appartenuti ai Quartieri, alle Arti Maggiori e alla Arti Minori, agli Uffici e alle Magistrature, agli antichi Spedali, alle numerose Confraternite. Ecco la cassa di legno e la quercia che rappresentava i Legnaioli, le strisce rosse dei Correggiai, il leone rampante con la frasca d’olivo degli Oliandoli, la Stella rossa degli Albergatori ( curiosamente oggi proprio il numero delle stelle dice la qualità del locale ricettivo), la Coppa rossa dei Vinattieri, la famosa Aquila che artiglia un torsello, dell’Arte di Calimala, il Giovinetto dell’Ufficio dei Pupilli, la Torre d’Oro dei Maestri di Dogana, i Delfini degli Ufficiali della Grascia (sorvegliavano sui prezzi degli alimenti “affinché del guadagno non defraudasse i compratori”), l’Agnus Dei dello Spedale di Bonifazio, il Ferro di Cavallo dello Spedale di San Lo (era il patrono dei maniscalchi, e lo si vede raffigurato anche in una nicchia di Orsanmichele), lo Colomba del quartiere di Santo Spirito, il Sole di S. Maria Novella, il Tempio del quartiere di San Giovanni. Tra le città del nostro Paese, Firenze è una delle più ricche di stemmi, il che si spiega con la grandezza e l’importanza della città medievale e rinascimentale. “Plena honorum”, Firenze è pina di ogni bene (dice una lapide orgogliosa apposta nel 1255 sul Palazzo del Capitano del Popolo, e forse dettata da Brunetto Latini)… “gode di fortuna, di onori, di un popolo potente… domina la terra, il mare, il mondo tutto… per lei che regna, tutta la Toscana è felice”. Firenze aveva palazzi e chiese importanti. Il Battistero, ad esempio, era considerato un monumento straordinario (“…più genti che hanno cercato nel mondo, dicono che egli è il più bello tempio, overo duomo, del tanto che si trovi”). Basti pensare che Firenze aveva il fiorino, il dollaro medievale, basti pensare che in passato erano considerate grandi città, quelle popolate da 20-25 mila abitanti, Firenzene ha avuti ottantamila, basti pensare ai mercanti, ai banchieri che prestavano soldi ai sovrani, alle numerose magistrature, alle corporazioni. Naturalmente lo stemma più bello, e a tutti noi più caro, è il Giglio, prima bianco (con i ghibellini) e poi rosso (con i guelfi). È uno stemma che non ha bisogno di spiegazioni. È il simbolo di Florentia, del Fiorino, della città dei fiori, del giaggiolo (che “bello come te ce n’è uno solo). (Luciano Artusi, Firenze Araldica, Edizioni Polistampa).
Data recensione: 01/01/2007
Testata Giornalistica: Toscana Qui
Autore: Giorgio Batini