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«Oggi è quasi una moda la presenza delle donne nel mondo del vino», dice la principessa Natalia Strozzi. «Ma è qualcosa di più di una piacevole tendenza. É una realtà concreta, vincente, fatta

«Oggi è quasi una moda la presenza delle donne nel mondo del vino», dice la principessa Natalia Strozzi. «Ma è qualcosa di più di una piacevole tendenza. É una realtà concreta, vincente, fatta di amore per la tradizione e di grande sensibilità. Un tempo quello del vino e delle sue cantine era un ambiente maschile, ma ora non è più così. In molte aziende vinicole le donne sono diventate vere e proprie protagoniste, portando in questo lavoro il loro prezioso contributo».
Parla con decisione Natalia Strozzi, erede di una delle più prestigiose e antiche case vinicole italiane. La incontriamo in Toscana, vicino a San Gimignano, nella Fattoria Cusona di proprietà della famiglia Guicciardini Strozzi. «Nel 1994 la nostra azienda ha festeggiato i mille anni di vita», dice sorridendo. «Esiste infatti una pergamena, che porta la data 994 e che si trova negli Archivi di Stato di Siena, in cui si parla della nostra tenuta, che allora si chiamava Cusona. Per la ricorrenza abbiamo fatto un nuovo vino che si chiama Millanni, un rosso che viene prodotto in quantità limitate e solo nelle migliori annate».
Minuta e delicata, Natalia Strozzi si entusiasma mentre racconta della tenuta e dei vini che l’azienda di famiglia produce. Nonostante la giovane età, ha solo 29 anni, nella vita ha già avuto una quantità di esperienze tali da poterne riempire un libro: Facile da ricordare. Album di ricordi di una giovane artista. «Nel libro ho voluto raccontare di quando facevo la ballerina», spiega. «A 14 anni sono partita per la Russia per studiare nell’Accademia di Balletto Vaganova di San Pietroburgo. E per alcuni anni sono stata solista al teatro Kirov-Marinsky. Ho lavorato con grandi artisti come Rudolf Nureyev, Vladimir Vassiliev, Gheorghe Iancu, Vladimir Derevianko. Ma lla fine l’amore per l’azienda di famiglia mi ha richiamato a casa».
Domanda. É dunque molto legata alla tradizione vinicola della sua famiglia.
Risposta. «La tenuta di Cusona rappresenta la mia infanzia, la cornice dei ricordi più belli. Qui sono venuti in visita cari amici come Nureyev, che amava molto il vino rosso, e poi i grandi nomi del balletto e della lirica. Andrea Bocelli dice sempre di sentirsi a casa sua nella nostra tenuta. Dice che qui c’è una gran pace. Sono venuti spesso a trovarci Gregory Peck con la moglie Veronique, Tony Blair, che è ospite abituale, Lamberto Dini, Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo, che ha definito Cusona un paradiso, e che, scherzando, voleva l’assumessimo per restare qui per sempre».
D. I vostri vini sono storici.
R. «Come ho detto, si hanno notizie sulla tenuta da prima dell’anno Mille. Ma basti pensare che il nostro vino più famoso, la Vernaccia, è citato da Dante nel Purgatorio e da Boccaccio nel Decamerone. E Michelangelo gli dedicò una poesia. La famiglia de’ Medici lo beveva regolarmente come rimedio contro nausea e mal di stomaco. Lorenzo de’ Medici ordinava alla nostra azienda barili di Vern accia da mandare al Papa. I nostri vini hanno vinto molti premi e sono considerati tra i cento migliori al mondo».
D. Lei è un’artista, ballerina e attrice. Pensa che ci sia posto per la’arte nel mondo del vino?
R. «Certo. Fare vino è un’arte. Antica quanto la storia dell’uomo. É un’alchimia di equilibrio e delicatezza, di forza e decisione, di attesa e silenzio: un po’ come la danza. Io ho portato nell’azienda tutte le esperienze che ho fatto. Ho viaggiato in tutto il mondo, parlo cinque lingue. Mi dedico a far conoscere i nostri prodotti all’estero. Ho dato a un vino bianco fresco ed elegante il nome Arabesque. É il nome di un passo di danza e io, per sposare il vino con la mia passione per il balletto, ho pensato di disegnare l’etichetta a forma di due cigni, che rappresentano il simbolo della danza».
D. Allora fare il vino può davvero essere “al femminile”?
R. «Ormai noi donne siamo entrate nel mondo del vino e abbiamo anche dimostarto di saper bene il nostro lavoro. Abbiamo una sensibilità più accentuata e quindi riusciamo molto bene a percepire e interpretare sensazioni, gusti, profumi e colori. Al mio ritorno a casa dalla Russia non pensavo che mi sarei occupata di vino. Recitavo in teatro a Roma ma quando venivo a Cusona mi trovavo sempre a mio agio. Con me, oggi, lavora anche mia sorella Irina, che ha 27 anni, si è laureata in economia aziendale alla Bocconi e parla sette lingue. E nella nostra squadra abbiamo anche un’enologa, giovane come noi ma che sta rapidamente emergendo».......
Data recensione: 08/11/2006
Testata Giornalistica: Chi
Autore: Francesco Valli