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Il silenzio e la parola sembrerebbero due accezioni antitetiche ― e invece no, almeno in queste rarefatte ma esplicite poesie di Massimo Corsinovi, dove dal primo, potremmo dire dalle

Il silenzio e la parola sembrerebbero due accezioni antitetiche ― e invece no, almeno in queste rarefatte ma esplicite poesie di Massimo Corsinovi, dove dal primo, potremmo dire dalle sue radici, nasce la seconda, nitida anche se apparentemente flebile nel cosmo argenteo che la circonda e la evidenzia, creando appunto le distanze, ovvero gli spazi del silenzio.
Una parola sonante, infatti, amerei pensare di timbro argentino (se fosse parlata), chiara ed incisiva eppure dolce, evocante un clima di misticismo che sembra quasi trasudare dalle infinit distanze che la contengono e la collocano dalle profondità del cosmo a quelle del cuore.
Niente di sdolcinato, tuttavia, in tanta semplice e filiforme musica, niente di non meditato e sotteso, quasi severo se questo termine non entrasse in collisione con la bellezza espressa dai rari termini, un’evanescenza che è realtà assoluta, l’unica degna di essere presa in considerazione, una lontananza che s’avvicina a velocità supersonica per donarci quella parola originaria di verità, che non fa chiasso, che rimane sempre uguale a se stessa, che attraversa secoli e millenni e distanze siderali, che non turba il silenzio ma lo evoca e lo completa.
Parola (apparentemente) nuda, ma evidenziata in tutto il suo originario significato, parola non abusata, non logorata dall’uso improprio, parola grande quanto i pianeti e i soli, parola universale, carica di significati ed evocatrice di splendide e sapienti immagini. Parola come dovrebbe essere, insomma, parola che ha gratificato Massimo Corsinovi della testimonianza di Mario Luzi e della splendida prefazione di Fausto Sbaffoni.
Data recensione: 01/05/2006
Testata Giornalistica: Città di Vita
Autore: Duccia Camiciotti