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Sono sette i volumi ben rilegati e custoditi in un cofanetto che raccolgono gli scritti giornalistici di Giovanni Spadolini, trentenne direttore de “Il Resto del Carlino”: dal 1955 al 1968 tredici anni

Sono sette i volumi ben rilegati e custoditi in un cofanetto che raccolgono gli scritti giornalistici di Giovanni Spadolini, trentenne direttore de “Il Resto del Carlino”: dal 1955 al 1968 tredici anni vissuti come una vera e propria missione morale e civile, con un piglio tutto ottocentesco e risorgimentale, ma con una capacità rara di penetrare e comprendere la realtà contemporanea. Poligrafo inesauribile e capace di approfittare di ogni momento: in treno, in macchina, con quella sua scrittura ampia, veloce, non facile da interpretare e che con poche parole riempiva un foglio. Più di 1.800 articoli per circa 4.000 pagine che spaziano dall’attualità alla storia per cui, come ha scritto Cesare Sughi, “Giovanni Spadolini fa ancora lezione. Di giornalismo. Che per lui era impegno etico, cultura, dignità, decoro. Senso profondo della responsabilità e del ruolo della professione. Culto del rispetto e dello stile”. Appare forse noioso ripeterlo, ma continua a stupire la carriera fulminea di questo talento, un enfant prodige dal cursus honorum incredibilmente rapido: dai primi scritti giornalistici pubblicati, a ventidue anni sul “Messaggero”, su invito di Mario Missiroli, all’insegnamento di Storia Moderna II (poi Storia Contemporanea), a soli venticinque anni al “Cesare Alfieri” di Firenze, per poi arrivare, a ventinove, alla direzione del “Resto del Carlino”. Con un certo sorriso e il giusto orgoglio, Spadolini era solito ricordare di essere divenuto professore, senza essere mai stato assistente e direttore di giornale, senza mai aver fatto il praticante. Sempre e comunque con un lavoro instancabile, trasmettendo a chiunque gli lavorasse vicino una lezione di civiltà che vorremmo ancora vedere nel nostro paese. Come ebbe a scrivere Marco Leonelli: “tutti finivano per essere soggiogati dalla sua autorevolezza”, dall’aura mitica che ormai lo circondava, dal suo rigore, anche in ciò che per altri erano dettagli; guai a farsi trovare dal direttore senza giacca, tanto che, raccontava sempre Leonelli, “quando il tam-tam avvertiva che Spadolini era in arrivo si assisteva a un buffo fuggi fuggi nel tentativo di rendersi presentabili”. Con la sua direzione, ribadiva Spadolini, il “Carlino” “combatté ogni integralismo, clericale non meno che socialista, denunciò ogni tentativo di regime, esaltò costantemente i valori della democrazia parlamentare e dell’unità nazionale”.
Data recensione: 01/03/2006
Testata Giornalistica: Il Fuoco
Autore: Lorenzo Nannelli