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Nel 2004, in occasione del sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, il Centro di Studi sul Classicismo di Prato...

Nel 2004, in occasione del sesto centenario della nascita di Leon Battista Alberti, il Centro di Studi sul Classicismo di Prato, coordinato e diretto da Roberto Cardini, organizzò una serie di manifestazioni culturali – convegni, mostre, pubblicazioni, etc. – per onorare degnamente il ricordo, la vita e l’opera del celebre umanista. Facendo seguito a tali iniziative, l’Edizione Nazionale delle Opere dell’Alberti – anch’essa presieduta e diretta da Cardini – e lo stesso Centro di Studi sul Classicismo decisero di affidare al medesimo Cardini l’incarico di allestire un’ediz. critica il più possibile ampia e rappresentativa degli scritti latini dell’umanista. L’iniziativa in questione mirava a colmare una vistosa lacuna negli studi, nelle ricerche e, soprattutto, nella pubblicazione filologicamente curata e attendibile delle opere latine dell’Alberti, dal momento che, fino ad allora – e stiamo parlando soltanto di meno di vent’anni fa – esse risultavano ancora giacenti, per la più gran parte, in edizioni vetuste e/o, comunque, assai poco affidabili dal punto di vista ermeneutico e, soprattutto, filologico. Il ponderoso vol. (ben 1328 pp.), pubblicato nel 2010 dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (L.B. Alberti, Opere latine, a cura di R. Cardini, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2010), presentava – a cura dello stesso Cardini e di alcuni suoi valenti allievi e collaboratori – i testi di ben 14 opere latine albertiane, talune mai più riedite dopo il Cinquecento (per es., i Trivia senatoria), altre esclusivamente accessibili nell’assai discutibile – se non addirittura pessima – edizione procurata nel 1890 da Girolamo Mancini (l’Amator, la Porcaria coniuratio, i Psalmi precationum: vd. L.B. Alberti, Opera inedita et pauca separatim impressa, a cura di G. Mancini, Sansoni, Firenze 1890), altre ancora disponibili in edizioni – più o meno critiche – assai più recenti ma non sempre pienamente attendibili e fededegne. In tal direzione, vennero sottoposti a un’accurata revisione critica e filologica scritti quali la Vita Sancti Potiti, gli Apologi centum (dei quali esisteva l’edizione, sotto taluni aspetti non del tutto riuscita, di P. Testi Massetani, Ricerche sugli «Apologi» di Leon Battista Alberti, in «Rinascimento» s. II, 12 [1972], pp. 79-133), l’Autobiografia, la Musca e il Momus (dei quali erano in circolazione edizioni precedenti), mentre vennero edite ex novo opere quali il De commodis litterarum atque incommodis (ma si vd. ora, in eccellente ediz. critica e commentata, L.B. Alberti, De commodis litterarum atque incommodis, 2 vols., a cura di M. Regoliosi, Polistampa, Firenze 2021, con la mia recens., in «Schede Medievali» 60 [2022], 256 Recensioni e Letture pp. 223-229), l’Amator, le Intercenales – che costituiscono l’oggetto specifico di questa segnalazione – il De iure, il Pontifex, il Canis, nonché i già ricordati Porcaria coniuratio, Trivia senatoria, Psalmi precationum. L’ampia silloge di scritti latini albertiani apparsa nel 2010 traeva, poi, un altro indubbio motivo di interesse e d’importanza dal fatto che tutti i testi ivi presentati erano accompagnati da una nuova trad. ital. a fronte (in tre casi – Amator, Pontifex, Psalmi precationum – la prima in assoluto) ed erano seguìti da dotti e impegnati commenti. In tal maniera, la raccolta albertiana coordinata, supervisionata e in gran parte realizzata da Roberto Cardini veniva degnamente ad affiancarsi, per quanto riguardava il versante latino degli scritti dell’umanista, a quella esemplarmente curata da Cecil Grayson fra il 1960 e il 1973, dedicata agli scritti albertiani in volgare (L.B. Alberti, Opere volgari, 3 vols., a cura di C. Grayson, Laterza, Bari 1960-1973).
Circoscrivendo il discorso alle Intercenales, entro il vol. del 2010 esse – proposte nella loro integralità – occupavano ben 652 pagine (pp. 167-618, praticamente la metà del libro, a cui va aggiunta la sezione comprendente il commento, altre 200 pagine: pp. 619818). Curate in ediz. critica – la prima ediz. veramente “critica” di tutta l’opera – da Roberto Cardini (che fece precedere l’edizione da alcuni studi propedeutici, fra i quali mi limito a ricordare Le «Intercenales» di Leon Battista Alberti. Preliminari all’edizione critica, in «Moderni e Antichi» 1 [2003], pp. 98-142), esse erano provviste di una trad. ital. di Maria Letizia Bracciali Magnini e accompagnate da un dotto ed esauriente commento dello stesso Cardini. Precedentemente a tale edizione, oltre a quella, già ricordata, di Girolamo Mancini (L.B. Alberti, Opera inedita et pauca separatim impressa, cit., pp. 122-235), vi erano state, variamente importanti e/o riuscite, le edizioni parziali di Eugenio Garin (L.B. Alberti, Intercenali inedite, Sansoni, Firenze 1965; cfr., l’anno prima, E. Garin, Venticinque intercenali inedite e sconosciute di Leon Battista Alberti, in «Belfagor» 19.4 [1964], pp. 377-396) e dello stesso Cardini (L.B. Alberti, Intercenales (libri III-XI), a cura di R. Cardini, Bulzoni, Roma 1978), nonché quella, finalmente completa – ma largamente discussa e fortemente discutibile per quel che attiene ai criteri filologici ed editoriali alla luce dei quali essa è stata allestita –, curata da Franco Bacchelli e Luca D’Ascia (L.B. Alberti, Intercenales, a cura di Fr. BacchelliL. D’Ascia, premessa di A. Tenenti, Pendragon, Roma 2003). Dell’ediz. critica proposta da Cardini nel 2010 è stata realizzata quindi, nel 2018, una trad. francese, apparsa nella collana “Les Classiques de l’Humanisme” diretta da Pierre Laurens, Alain Michel e Alain-Philippe Segonds e pubblicata dalla casa editrice Les Belles Lettres di Parigi (L.B. Alberti, Propos de table / Intercenales, 2 vols., éd. critique par R. Cardini, trad. de C. Laurens, introd. et comm. de R. Cardini, traduits par Fr. La Brasca, Les Belles Lettres, Paris 2018).
Poiché il vol. del 2010 non è più stato ristampato – e risulta di assai difficile reperimento – e venendo incontro a varie richieste ed esortazioni di amici, colleghi e studiosi, Roberto Cardini ha giustamente pensato di proporre una editio minorminor si fa per dire – dell’ediz. critica delle Intercenales albertiane accolta in quel vol. Da ciò discende la pubblicazione oggetto di questa segnalazione, apparsa nel maggio 2022, in due vols., nella serie “Humanistica” della casa editrice Polistampa di Firenze. Non si tratta, infatti, della pura e semplice riproposizione dell’ediz. critica del 2010 – che sta ovviamente a fondamento del testo, della versione ital. e del commento qui presentati – ma di qualcosa di parzialmente nuovo (con il merito, assolutamente essenziale, della sua maggiore fruibilità e accessibilità rispetto al magnum opus del 2010). Il vol. I presenta un’Introduzione (pp. VII-XXIV), una Nota a questa edizione (pp. XXV-XXVIII, per me di fondamentale utilità onde redigere queste Recensioni e Letture 257 poche pagine), l’elenco dei Sigla dei manoscritti utilizzati (pp. XXIX-XXX) e, soprattutto, l’ediz. critica propriamente detta delle 53 Intercenales (L.B. Alberti, Intercenalium libri, pp. 1-391). Il testo qui esibito riproduce, ma ulteriormente rivisto e aggiornato, quello presentato nell’editio maior del 2010, fondato sull’ultima redazione a noi nota dell’opera, testimoniata nel ms. Pistoia, Biblioteca dei Domenicani, Inc. F. 19 (siglum P). Le Intercenales e/o i testi a esse riconducibili non trasmessi in P vengono quindi pubblicati nelle tre appendici che corredano il vol. I (Appendice I, pp. 393-397; Appendice II, pp. 399-489; Appendice III, pp. 491-493). I testi – anche quelli accolti nelle appendici – presentano, a fronte, la trad. ital. di Maria Letizia Bracciali Magnini. L’apparato critico, stampato sotto il testo latino (nelle pagine pari, a sinistra), vigorosamente sfrondato e alleggerito rispetto a quello dell’editio maior, dà conto delle congetture (tutte debitamente firmate, ma sempre riproducendo la lezione o le lezioni dei codici).
Il vol. II – nel quale sostanzialmente è ospitato il commento – è aperto dalla tavola delle Abbreviazioni bibliografiche (pp. 505-519), cui seguono gli elenchi delle Edizioni albertiane di riferimento (pp. 520-525), delle Edizioni del testo latino (pp. 526-527) e delle Traduzioni (p. 527), nonché una selettiva Bibliografia (pp. 528-529). Il vero e proprio commento alle Intercenales occupa le pp. 531-747 del vol. II (più di 200 pagine). Ognuna delle Intercenales è adeguatamente introdotta da un puntuale e utilissimo “cappello”, al quale seguono le note esplicative, attente ai diversi aspetti ed elementi dei testi (non ultima la segnalazione dei loci similes attinti dagli auctores antichi e medievali).
In conclusione di questa segnalazione, mi piace riportare le parole dello stesso Cardini, che così presenta la sua ennesima fatica filologica, letteraria ed editoriale dedicata all’Alberti, scrittore del quale egli può essere senz’altro considerato il massimo studioso attualmente in attività (e non solo in Italia): «Questa editio minor pur essendo ovviamente, a paragone della maior, di dimensioni ridotte, non è però riassuntiva; è anzi integrale e diversa, e per certi rispetti, essendo più ricca e aggiornata, è una seconda edizione. In ogni caso sembra a me che la drastica cura dimagrante imposta alla princeps l’abbia resa, non solo più agile, ma più efficace: senza perdere nessuna delle caratteristiche di un’edizione critica e commentata giudicata ‘a major milestone’ negli studi sull’Alberti e un unicum nel panorama della filologia umanistica, la presente edizione ha fatto emergere in modo forse ancora più incisivo la sconvolgente originalità e l’enorme importanza di un’opera che sempre più ci appare un ‘classico’ della moderna letteratura europea: dal metodo compositivo all’architettura dei libelli e dell’opus, dall’assunto che l’Alberti è uno scrittore che si commenta con se stesso alla continua conferma di quell’assunto grazie all’incrocio sistematico di intertestualità e intratestualità, dall’accertamento dell’originalità e peculiarità della posizione filosofico-antropologica dell’autore alla demolizione dei miti fondativi della rivoluzione avviata da Petrarca, alla costante e puntuale documentazione dell’eccezionale valore letterario di un testo che inaugura l’umorismo moderno» (Nota a questa edizione, cit., p. XXVIII).
Data recensione: 01/01/2024
Testata Giornalistica: Schede Medievali
Autore: Armando Bisanti