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Dolci invernali e dolci primaverili, focacce di Pasqua e torte buone per tutte le occasioni, ricette tradizionali, antiche e pressoché introvabili. Chi dice che la Toscana è terra povera

Dolci invernali e dolci primaverili, focacce di Pasqua e torte buone per tutte le occasioni, ricette tradizionali, antiche e pressoché introvabili. Chi dice che la Toscana è terra povera di dolci sbaglia, almeno questo è quello che sostiene Giovanni Righi Parenti nel suo “Dolcezze di Toscana”, che ci regala un compendio ricco e affascinante di quanti dolci la nostra tradizione gastronomica abbia saputo dotarsi. Dolci poveri, almeno all’apparenza, eccezion fatta per quelli senesi, che sono la quintessenza della raffinatezza e che incoronano Siena capitale del dolce toscano. In inverno a Viareggio si mangiano i befanini, a Pistoia i necci, un po’ ovunque il castagnaccio. E poi ci sono il migliaccio, il ciambellone montanaro (con farina di castagne), i bolli di Livorno (dolcetti di origine ebraica, simili a panini pieni di marmellata), i cenci, gli ossi di morto e i rompidenti. In primav era compaiono i ciambelloni, le schiacciate, le crostate e le torte di riso. Poi trionfano i pani dolci, i panforti, le copate, i torroni e altre squisitezze dai nomi antichi ed evocativi. Un solo dubbio: riusciremo a riprodurli nei nostri forni di casa? Giovanni Righi Parenti, “Dolcezze di Toscana”, edizioni Polistampa, pp.222, 8,50 euro. Info: tel. 0552337702
Data recensione: 01/09/2006
Testata Giornalistica: Informatore
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