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La notizia dell’arresto di Mussolini e la sua sostituzione con il generale Badoglio spingevano i tedeschi

Nel diario «La sboba» il racconto del militare italiano

La notizia dell’arresto di Mussolini e la sua sostituzione con il generale Badoglio spingevano i tedeschi a concentrare nella penisola ben 18 divisioni, le quali, appena fu reso noto, l’8 settembre 1943, l’armistizio di Cassibile, ricevettero da Berlino l’ordine di dare immediata attuazione al “piano Asse” che prevedeva il disarmo, cattura e internamento degli ufficiali, cappellani e soldati italiani che non si fossero resi immediatamente disponibili a continuare a combattere al fianco della Germania. I reparti della Wehrmacht nell’arco di qualche settimana disarmarono oltre un milione di militari italiani, dei quali 600.000 scelsero la prigionia. Trasferiti in Germania, erano suddivisi in due gruppi: Ufficiali e cappellani, che furono detenuti in campi di concentramento denominati Offizierslager (Oflag), e Soldati, che furono detenuti in Stammlager (Stalag). Ad essi, chiamati Internati Militari Italiani, la Germania non applicò le convenzioni internazionali dell’Aia del 1907 e di Ginevra del 1929. Tra i 600 mila prigionieri, che per motivi diversi avevano rifiutato la collaborazione, c’era Giulio Prunai (1906-2002). Di Siena, laureato in giurisprudenza e dal 1934 pubblico funzionario per concorso nel settore degli Archivi di Stato, ricoprendo prima la carica di archivista nell’Archivio di Stato di Siena e poi, dal 1954, quella di Soprintendente archivistico per la Toscana. Durante quest’ultima direzione si adoperò al salvataggio di numerosi archivi in occasione dell’alluvione di Firenze del 1966. Se le sconfitte del regime e le vicende disastrose della guerra non avessero richiesto sempre più classi di leva, quella di Prunai sarebbe stata «una vita tutto sommato ordinaria», tipica di un impiegato statale del Ventennio fascista: iscritto al Pnf, uomo onesto e dedito al lavoro e alla famiglia, che «privilegia l’ordine al disordine», dai sentimenti nazionalistici e che non avrebbe mai pensato ad essere nient’altro che un cittadino cui il regime d’allora imponeva alcuni obblighi. E questa sua lealtà al regime e, ancor di più, il suo amor di patria sono testimoniati dal fatto che, scoppiata la Guerra, nell’ottobre del 1939 chiedeva di essere sottoposto a nuova visita medica per cancellare il precedente giudizio di inabile al servizio militare. Ottenutane la revisione, era messo in congedo illimitato nella lista, su sua richiesta, della leva di mare. Richiamato alle armi nel febbraio 1943, in marzo era assegnato al Comando della R. Marina a Tolone, da dove l’8 settembre, rifiutandosi, come tanti altri ufficiali, di continuare a collaborare con l’alleato tedesco per il senso d’onore e lealtà al giuramento al Re e per l’indisponibilità a combattere contro altri italiani, per Giulio Prunai iniziava la prigionia, durata 24 mesi, che trascorreva in ben sette campi di concentramento: Trier, Limburg, Deblin, Wesuwe, Oberlangen, Sandbostel e Wietzendorf, prima del ritorno a Siena (settembre 1945). I mesi di prigionia sono raccontati da Prunai giorno dopo giorno. Un appuntamento quotidiano da non saltare per non dimenticare quanto vede, sente e prova. Ogni notizia è ben inquadrata e commentata, come il lettore potrà verificare leggendo il suo diario: La Sboba. Diario dell’internato militare n.30067 dall’8 settembre 1943 al 5 settembre 1945 - voll.3, pp 1080, editore Polistampa di Firenze.
Data recensione: 28/05/2023
Testata Giornalistica: Gazzetta di Parma
Autore: Leonardo Farinelli