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Di Firenze s’invaghì al primo sguardo, Lord Cowper. E negli anni che vi abitò, regnante Pietro Leopoldo, fu sempre alla ribalta

Organizzatore di spettacoli, mecenate, collezionista: un libro ricostruisce la storia dell’inglese Cowper nella Firenze del Settecento

Di Firenze s’invaghì al primo sguardo, Lord Cowper. E negli anni che vi abitò, regnante Pietro Leopoldo, fu sempre alla ribalta delle cronache locali come organizzatore di intrattenimenti musicali e balli, proprietario di un esemplare Gabinetto scientifico, raffinato mecenate e collezionista d’arte, patrocinatore di libri, dispensatore munifico di lauti banchetti, filantropo. L’aristocratico inglese George Nassau Clavering, III Earl Cowper, giunse per la prima volta in riva all’Arno durante il suo Grand Tour. Pochi mesi dopo, nel 1760, decise di risiedervi per sempre. Aveva ventidue anni e possedeva una fortuna immensa ereditata dal nonno. Nella sua Inghilterra tornò soltanto una volta, controvoglia, spinto dall’ambizione di essere nominato ambasciatore presso la corte granducale: l’unico sogno che non riuscì a realizzare. Alla morte avvenuta poco prima del Natale 1789, passati appena i cinquant’anni, tutti lo piansero. «Senza essere allegro amava d’inspirare negli altri l’allegria», si scrisse. Di questa figura cruciale del secondo Settecento cittadino ricostruisce ogni aspetto, dalla biografia agli innumerevoli interessi culturali, un volumone Polistampa di 400 pagine, “Lord Cowper: un conte inglese a Firenze nell’età dei Lumi”, frutto del lavoro di ricerca dello storico dell’arte statunitense Charles S. Ellis e di Paola Gibbin, studiosa del Settecento locale, già responsabile della sezione musicale nella Biblioteca Nazionale e adesso referente per la biblioteca del Conservatorio “Cherubini”. La musica, soprattutto, costituì una passione totalizzante per Lord Cowper, che seguì i primi passi del giovane Luigi Cherubini e favorì la carriera del “divin boemo” Josef Myslive?ek, esortandolo a scrivere opere, oratori, pagine strumentali. Quando Mozart ragazzino giunse a Firenze con il papà nella primavera 1770, il primo appuntamento fissato avrebbe dovuto essere un concerto a casa Cowper, ma non è certo che si sia tenuto, poiché un raffreddore preso attraversando l’Appenino forse consigliò ai Mozart di cancellare l’impegno. Ogni abitazione in cui Lord Cowper dimorò risuonava di note: villa de’ Tre Visi (nell’odierna via Boccaccio), l’appartamento in via degli Avelli, il Casino Corsini in via della Scala, infine palazzo Baldinucci (attuale sede dell’Enoteca Pinchiorri) su cui investì un mare di soldi in restauri. Lì ebbe a servizio un ensemble di fiati, a cui all’occorrenza concedeva di suonare nei teatri o in concerti altrui. A un certo momento dovette dargli il benservito, poiché aveva dovuto sborsare una cifra spropositata per ottenere la nomina a principe del Sacro Romano Impero. «Milord era il braccio destro del granduca per gli spettacoli», spiega Gibbin. «Un’esecuzione memorabile da lui organizzata fu quella del “Messia” di Händel in Palazzo Pitti nel 1768. Pare che la partitura, stampata un anno prima in Inghilterra, se la fosse fatta inviare dalla sua famiglia di händeliani sfegatati. Per la corte fiorentina volle che fosse tradotta in italiano e accorciata: una versione di cui il Cherubini possiede ben cinque copie manoscritte». L’esperienza sul campo lo rese indispensabile a John Gallini, impresario del King’s Thetre di Londra, che si valse spesso dei suoi giudizi a proposito di cantanti e ballerini da ingaggiare. D’altronde Milord conosceva qualche ballerina anche molto intimamente. «Amò assai il bel sesso, e ne godette senza degradarsi e farsi con indecenza un libertino», sottolinea un suo necrologio. Altri pallini di Lord Cowper furono la pittura e le scienze. «Gioielli della sua collezione erano le cosiddette “Madonne Cowper” di Raffaello, ora conservate a Washington », prosegue Gibbin. «Inoltre impiantò nella casa di via Ghibellina un Gabinetto scientifico che fece concorrenza al Regio museo di fisica e storia naturale promosso da Pietro Leopoldo. Era dotato di una strumentazione all’avanguardia e di cere anatomiche che alla morte di Milord finirono a Bologna. Vi si facevano esperimenti di chimica, ottica, magnetismo e dissezioni di cadaveri. Lo stesso Cowper volle che la sua salma fosse messa a disposizione della medicina, affinché ne contribuisse al progresso». 
Data recensione: 20/09/2022
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Gregorio Moppi